Nel dibattito sul ruolo del servizio pubblico, è emersa una questione centrale: chi seleziona le notizie e come vengono scelte le narrazioni dominanti. Per capire davvero, non bisogna fermarsi al dito, ma guardare la luna, allargare lo sguardo. Il fenomeno citato (come nel caso dell’intervento di Kirk, che osò criticare le selezioni basate sulla pelle) si inserisce in uno dei dogmi del pensiero “equity e inclusion”, figli del wokeism che negli Stati Uniti sta crollando ma che in Europa è più forte che mai.
Questo scontro tra visioni non è solo culturale: è lo scontro tra l’attuale amministrazione americana e ciò che chiamiamo Deep State. E sì, persino Trump, per certi versi, ne ha fatto parte.
Il Deep State arretra in America, ma domina in Europa
Negli Stati Uniti, il Deep State sta arretrando, con l’eccezione dei media. E proprio lì bisogna soffermarsi: chi controlla i media controlla la narrazione. In Europa, invece, il Deep State è ancora potentissimo, specialmente attraverso il controllo delle sei grandi catene mondiali dell’informazione e delle agenzie di stampa come Reuters, Ansa, e altre. Queste strutture sono presidiate (tramite partecipazioni azionarie, finanziamenti e donazioni) da centri di potere opachi, che determinano cosa può essere detto e come. Il risultato? Un’informazione omologata, in cui anche i casi più ridicoli vengono raccontati con toni apocalittici, come nel caso dei droni “di cartone” intercettati dalla NATO.
Velina per tutti: quando la stampa è teleguidata
C’è ormai una coazione a dire tutti la stessa cosa, un automatismo mediatico. Mazzucco ha mostrato in un suo video come, su un tema insignificante, tutti i telegiornali del mondo abbiano usato la stessa identica frase, coincidente con la velina Reuters. E se poi scopri che testate giornalistiche europee (RAI inclusa) ricevono milioni di euro di finanziamento dall’Unione Europea, allora diventa chiaro: pecunia non olet, e la linea editoriale si adegua. Le notizie vengono gerarchizzate, piegate, squilibrate. Gaza? 100 morti raccontati in 20 secondi. Ucraina? Un missile, un ferito, raccontato in due minuti. È una differenza da 1 a 100, eppure il racconto è distorto in modo sistematico.
Una gabbia robusta, un pensiero unico totalitario
Siamo immersi in una gabbia costruita nel tempo, difficile da spezzare. Anche i giornali di centrodestra, su certi temi, non osano uscire dal coro. Guai a toccare Israele, ad esempio. Nessuno vuole demonizzare uno Stato, ma criticare un governo dovrebbe essere ancora possibile. Eppure, anche chi come Kirk ha osato criticare un attacco all’Iran, si è ritrovato emarginato perfino da Trump. Segno che nessuno è davvero libero, nemmeno i “ribelli”. E così, tra ricatti e censure, ci ritroviamo con premi Nobel che consigliano di cuocere la pasta nell’acqua fredda per risparmiare energia. Davvero, abbiamo toccato il fondo…










