La mattina in cui Roberto Gazzetti ha firmato il suo contratto a tempo indeterminato, il sorriso gli illuminava il volto più di quanto avesse sperato in anni di sacrifici. Cinquantadue anni trascorsi tra supplenze e corsi di aggiornamento, aspettando l’occasione di diventare finalmente “professore di sostegno” con una stabilità che sembrava un miraggio. Ma il sogno è durato appena quattro giorni: una comunicazione improvvisa, una fredda mail istituzionale, e quella gioia si è trasformata in incredulità e rabbia.
La vicenda ha il sapore amaro della beffa. Da tempo docente all’istituto Mandela di Castelnovo, Gazzetti rappresentava in qualche modo la dedizione e la speranza di tanti professionisti della scuola italiana, costretti a rincorrere una stabilità che spesso si scontra con errori tecnici e gestioni burocratiche poco attente. E proprio un errore tecnico ha mandato in frantumi il suo sogno: la revoca del contratto, sancita da procedure amministrative che sembrano ignorare la portata umana delle loro decisioni.
La presenza di due liste con solo la prima che sarebbe dovuta valere, e la seconda in cui Gazzetti era elencato, ha indotto l’errore, ma un errore che cambia tutto. Il problema però è anche di merito: le liste vengono fatte in base a quanto recentemente sono stati effettuati corsi formativi: “Io ho speso 10mila euro, mentre ad altri è bastato spenderne mille con dei corsi online ed erano sopra di me. Io sono tanti anni che lavoro a scuola e vedo passarmi avanti chi in una scuola non ci è mai entrato“.
“Quando ho letto quella mail ho avuto un mancamento“, racconta ormai con un filo di voce, mentre attende chiarimenti e cerca di non lasciare che la delusione cancelli anni di lavoro e passione. La storia di Roberto Gazzetti non è un caso isolato, ma la fotografia di una realtà che coinvolge tanti insegnanti, suddivisi tra amarezza e la vana speranza di vedere riconosciuto il proprio valore.
Il destino di Gazzetti oggi appare sospeso, tra amarezza e voglia di riscatto. Ma il lieto fine, al momento, è un miraggio.
E’ probabile che all’insegnante spetterà un risarcimento, “perché gli errori si pagano“, come dice con la voce rotta a Francesco Caselli, ma la cattedra dovrà aspettare altri sviluppi: “Se magari qualcuno farà in modo di farsi assegnare la cattedra altrove, o se qualcuno lascerà, potrò rientrare nel ruolo. Nel frattempo provo a dormire, perché non ci riesco più“.
Nel video l’intervista a Radio Radio Cafè.










