
In un mondo mediatico come quello attuale, che vuole sempre correre troppo, alla ricerca sempre del titolo clamoroso o il paragone eccezionale (anche quando, meramente per motivi di tempo, questo ancora non c’è), c’è chi fortunatamente si ricorda ancora di frenare, fermarsi a respirare, e tornare alla realtà. Quello calcistico non è un universo che fa eccezione. Basti vedere come negli ultimi tempi, dopo il primo vero anno ad alto livello di Lamine Yamal, in tanti si siano già precipitati in paragoni improvidi con Lionel Messi. Ma in un contesto distorto e frenetico come quello del pallone, chi se non un maestro come Guardiola poteva rappresentare il miglior archetipo di padre saggio e consapevole?
“Lamine Yamal come Leo Messi? Lasciamolo libero di fare la sua carriera. Tra quindici anni, quando avrà giocato per quindici anni, potremo dire se è stato migliore o peggiore. Oggi lasciamolo crescere. Il fatto che lo paragonino a Messi è già qualcosa di enorme. È come paragonare un pittore a Van Gogh. Se qualcuno lo fa, vuol dire che vede qualcosa di speciale. Ma non è un peso che deve portare adesso. È solo un segnale che è bravo. E allora lasciamogli il tempo. Lasciamogli il campo. E poi vedremo. Io cosa direi? Messi è un nome troppo grande. Sono 90 gol in una stagione, per 15 anni, senza sosta, senza infortuni. Mi sembra un paragone esagerato. Lasciatelo crescere. Lasciatelo stare“.
Riferimenti artistici a parte, come si può non essere d’accordo con certe dichiarazioni? Parole sensate, che per altro non sminuiscono in alcun modo il talento o l’impatto dirompente che l’appena diciottenne spagnolo ha avuto sul calcio mondiale. Perché sì: le premesse sono incredibili, e i numeri parlano chiaro. Ma come ben ha ricordato Pep Guardiola, Yamal ha davanti a sé ancora un’infinità di anni di carriera; e Messi non è certamente il più semplice dei riferimenti (soprattutto a Barcellona).
Guardiola: “Lasciamo lavorare Yamal, paragone con Messi esagerato” | Inizio stellare, “ma avoja te” a lavorare…
Quando si tratta di certi paragoni, andarci cauti è d’obbligo. Soprattutto se, come in questo caso, si parla di quello che a detta di molti è il calciatore più forte della storia. Lionel Messi, nato a Rosario il 24 giugno del 1987, non solo è il giocatore più decorato della storia (con ben 46 trofei vinti all’attivo) ma anche quello ad aver vinto più volte in assoluto il Pallone d’Oro FIFA: 8 (inseguito dal suo rivale di sempre Cristiano Ronaldo con 5).
1136 partite ufficiali fra club e Nazionale argentina; 880 gol e 426 assist: cos’altro aggiungere di un atleta sublime, a tratti epico, e capace di incarnare grazie al suo sinistro fatato l’icona perfetta di uno sport intero? Se sia o meno il “GOAT” (Greatest of All Time) è dibattibile, ma nessuno può negare la grandezza, la classe e i numeri di uno che, a tutti gli effetti, è stato e continua a essere un marziano del pallone.
Se poi l’attenzione si concentra specificatamente alla Catalogna e alla bellissima e modernista Barcellona, diventa davvero troppo facile comprendere le proporzioni dell’eredità simbolica e statistica che la maglia numero 10 della “Pulga” ha intrisa nelle fibre del suo tessuto.
Per questo, a maggior ragione ora che quel numero pesantissimo si poggerà sulle spalle di Lamine Yamal, evitare certi paragoni non solo è opera di buon senso, ma anche di tutela nei confronti del ragazzo e della sua serenità.
Epoche diverse; storie diverse; personaggi diversi. Fare confronti, in generale, è quasi impossibile. Tuttavia (questo sì), dalla sua il baby fenomeno spagnolo di origine marocchina ha una realtà dei fatti che lo ha visto presentarsi prestissimo (molto prima del rosarino) al calcio giocato. E fin da subito con un impatto devastante. Anche meglio, paradossalmente, dell’erede conclamato di Diego Armando Maradona.
Yamal-Messi | A parità di età, lo spagnolo stravince sull’argentino
L’ora diciottenne Yamal ha infatti debuttato con la prima squadra del Barcellona il 29 aprile del 2023 all’età di 15 anni. Mentre Messi ha disputato la sua prima partita con i Blaugrana il 16 ottobre del 2004, all’età di 17 anni. I due anni di “vantaggio”, oltre al diverso momento storico del club, hanno fatto senza dubbio la differenza in favore dello spagnolo, con numeri e riconoscimenti personali da capogiro.
In neanche 24 mesi di carriera, Yamal è diventato è il più giovane giocatore a segnare per il Barça in un Clasico contro il Real Madrid; nella Liga; nella Supercoppa di Spagna; nella Copa del Rey. Oltre a essere stato il più “piccolo” di sempre a debuttare da titolare; fare assist e segnare una doppietta in Champions League.
Con la nazionale spagnola, la storia è simile: è il più giovane a debuttare con la squadra maggiore e a fare gol, all’età di 16 anni e 57 giorni. A questo poi, si aggiunge il campionato europeo vinto da assoluto protagonista lo scorso anno in Germania.
Un impatto esplosivo contro un inizio più graduale
Individualmente, inoltre, ha già vinto il Trofeo Kopa, assegnato dalla rivista France Football al miglior giocatore Under 21 del mondo nel 2024, nonché il Golden Boy, ed è stato inserito nell’undici ideale del premio The Best. È diventato anche il più giovane giocatore di sempre a entrare nella Top 10 del Ballon d’Or, arrivando ottavo nell’ultima edizione vinta dal centrocampista del Manchester City Rodri.
Passando poi al campo, il quadro diventa ancora più clamoroso. Al termine della sua prima stagione, a 18 anni, Lionel Messi all’epoca aveva collezionato 26 presenze con i catalani, segnando 7 gol e annotando 1 assist. Alla stessa età, non solo (come si è già ricordato) Yamal ha già giocato due stagioni per intero. Ma anzi, ha giocato oltre 100 partite (105 per l’esattezza) mettendo a segno 25 reti e 34 assist.
Alla luce di tutto questo, dunque, nessuno vuole sminuire il talento e le premesse incredibili di un calciatore. Potenzialmente, lo spagnolo ha tutto per raggiungere il livello dei più grandi di sempre. Ma la strada è ancora lunghissima, e Guardiola ha assolutamente ragione: per il bene di Yamal, “lasciatelo lavorare ed evitate paragoni inutili” con un mostro sacro come Lionel Messi.











