Estate 1967: compri il giornale alla solita edicola. C’è l’inserto, ma la prima cosa che noti è la prima pagina: “Caldo record, Roma e Milano nella morsa dell’afa”. Chiudi la prima pagina e sbirci nello smartphone, 60 anni più tardi: “L’estate che scioglie le insegne“, noti durante lo scroll quotidiano. Spegni tutto e arrivi alla deduzione: tutto apocalittico. Quindi tutto nella norma.
E qui sentiamo arrivare i più svegli di tutti: “Ma quindi stai negando che esista un problema?”, “sei un complottista? Un negazionista?”.
Il tono da primo della classe vuole intimidire ma è troppo dettato dall’istinto per essere ragionevole. Perché l’opposizione è semplice ma poco pratica da spiegare a chi appartiene agli idealisti della cricca delle brigate caldo.
La parola “antropico” da affiancare a “cambiamento climatico” sarebbe da esaminare con attenzione, ma non serve scomodare la scienza – senza “h” – per mettere in discussione che impedire agli euro 4 di circolare in centro cambierà questa situazione che loro stessi dicono “urgente”.
Perché anche se la comunità scientifica internazionale concorda al 97,983% sul fatto che è colpa dell’uomo che l’insegna di Generali stia cedendo sopra il baldanzoso palazzo, sarebbe da interrogare la stessa comunità sull’effettivo vantaggio nell’imporre a tutti l’auto elettrica entro il 2035. Ma chiederlo considerando tutto.
Mettendoci in conto, ad esempio, che non si può andare dai cinesi a chiedere di chiudere le centrali a carbone che noi abbiamo usato in abbondanza per due secoli. Oppure anche che l’integerrima transizione green non è gratis o tantomeno dettata dalle buone intenzioni: è tra le “mission” che costano di più in assoluto, quasi come la guerra. Proprio così: “green” sta a indicare la tintura del denaro in quantità ragguardevole da investire per rifare palazzi e rendere sostenibili uffici, ma per ora la strategia è un’altra: meglio dire ad Antonio, operaio con uno stipendio medio, una casa media e un’auto utilitaria che la colpa, in fondo, è sua.
Adatta come strategia per risolvere un problema “impellente” che ci rende “l’ultima generazione a poter fare qualcosa”, non trovate?
Non serve neppure dire che è una fandonia quella della comunità scientifica concorde in tutto e per tutto che le auto fabbricate nel 2016 contribuiscano al crollo di un’insegna di qualche tonnellata.
Già perché le domande, su queste percentuali bulgare di scienziati concordi sul cambiamento climatico antropico, sarebbero diverse: in cosa concordano nello specifico? Tutti i loro studi sono in linea fino alle conclusioni? O avete letto solo gli abstract (cioè le introduzioni) degli studi senza considerare ciò che viene dopo?
Difficile rispondere. Ancor più difficile capire un aspetto: ma se quando il tempo è regolare ve la prendete coi famigerati “negazionisti” perché lo fanno notare, rispondendo che “clima e tempo sono due cose diverse”; va da sé che non si può usare la nevicata fuori stagione o il caldo anomalo di Milano come argomento a sostegno dell’apocalisse a breve. Il sillogismo non è una scienza, ma andrebbe approfondito di più sui banchi di scuola. Ammesso che non si sciolgano a breve.