Dramma e disastro per un calciatore molto amato dai tifosi della Roma. La confessione è un colpo al cuore per tutti.
Gli appassionati di calcio considerano molto spesso la vita dei loro beniamini come qualcosa di etereo, di irraggiungibile, quasi perfetto. Esistenze legate al proprio sport preferito, ma anche a paghe ultra-milionarie, a famiglie ideali e benessere. Ma i drammi ed i problemi della vita quotidiana non guardano in faccia nessuno.

Lo sanno bene i tifosi della Roma, che in queste ultime ore hanno dovuto apprendere con tristezza e tanta commozione la vera vicenda di un loro idolo. Un calciatore, ormai da diversi anni lontano da Trigoria, che fu vittima nel momento migliore della propria carriera di un malanno che inevitabilmente gli ha stravolto la vita.
Stiamo parlando di Leandro Castan, difensore brasiliano molto amato dai romanisti, colpito da una malattia rara quando era divenuto un architrave della formazione giallorossa. Interpellato al Corriere della Sera, il calciatore ex Roma ha voluto ricordare la sua bruttissima esperienza e la scoperta di un tumore benigno nel 2014; oggi Castan sta bene, ma il suo percorso nel calcio ad alti livelli è stato frenato da questo ostacolo tremendo.
Castan e il cavernoma cerebrale che gli interruppe la carriera: il retroscena su Spalletti è da brividi
Castan nel 2014 è un difensore della Roma di Rudi Garcia, un punto fermo su cui ripartire dopo una stagione disputata al top della forma. Ma proprio sul più bello arriva l’inconveniente più duro da affrontare.

Durante la partita Empoli-Roma, Castan accusò i primi fastidi: “In quei 15’ è finita la mia carriera. È morta una parte di me. Durante il riscaldamento ho sentito un fastidio al flessore. Al termine del primo tempo Maicon ha avvisato Rudi Garcia: ‘Castan non sta bene’. Sono stato sostituito. Sono uscito dal campo, per sempre. Tornato a casa, ho iniziato a non stare bene. La mattina successiva la situazione è peggiorata, mi girava la testa. Ho pensato di morire”.
Di lì a poco la grande paura; iniziano a circolare le voci su Castan affetto da tumore al cervello. Ma la diagnosi è piuttosto diversa: cavernoma cerebrale, una malformazione vascolare potenzialmente letale. Leandro decide di operarsi alla testa anche per provare a non smettere con il calcio: “Avevo un buco dentro, e volevo riempirlo. Non riuscivo a guardare una partita senza piangere. Ma quella volta, invece, ho sentito qualcosa. Una spinta. La Roma ed i tifosi mi sono stati vicini, Sabatini come un padre, quel calore ricevuto non lo dimenticherò”.
Dopo la lunga riabilitazione, Castan prova a tornare in campo non senza qualche difficoltà. La battaglia più dura è vinta, ma il calcio non perdona chi resta fermo troppo tempo: “Con Spalletti ho fatto fatica. Ero rientrato dall’operazione. Prima della partita contro l’Hellas mi aveva chiamato in ufficio dicendomi che voleva rivedere il vecchio Castan. ‘Va bene, ma ho bisogno di giocare’, la mia risposta. Contro il Verona sono tornato titolare, giocando però una delle mie peggiori partite. Nei giorni successivi mi ha richiamato in ufficio, mostrandomi una foto del Frosinone. ‘Il tuo livello è questo, non puoi giocare qui. Tu con me non giochi più’. Mi è crollato il mondo addosso”.
Un retroscena durissimo sul rapporto con Spalletti, forse così severo con l’intento di spronare il fragile brasiliano a tornare quello di prima. La sua esperienza a Roma terminò di lì a poco, ma Castan è rimasto legatissimo ai giallorossi. Oggi a 38 anni è un uomo diverso, segnato dall’esperienza della malattia ma ancora più voglioso di vivere. “Solo io so quello che ho passato. Paure, dubbi, caos. Ora sono qua in Brasile, ho una famiglia, vedo crescere i miei figli. A volte mi chiedono della mia storia. Tra qualche mese li porterò a Roma. In quelle strade dirò loro chi è stato il loro papà. Un bambino di Jaù che ce l’ha fatta e ha vinto la sfida più grande della sua vita“.










