Arriva la confessione che riguarda da vicino Novak Djokovic: un addio inaspettato che ha lasciato di stucco l’intero mondo delle racchette.
Il carattere di Novak Djokovic è noto e conosciuto da tutti coloro che seguono il tennis da qualche anno a questa parte. Un personaggio vivace, sempre sopra le righe, a volte litigioso e permaloso, ma con un obiettivo fisso nella mente: vincere.

Grazie a questa sua attitudine, Djokovic ha deciso di mantenersi al top della forma anche a 38 anni compiuti. Anziché pensare al ritiro, visto che molti suoi coetanei hanno già scelto di appendere la racchetta al chiodo, Nole vuole proseguire la propria avventura nel tennis che conta. Ovviamente centellinando le energie, ma presentandosi sempre tirato a lucido negli appuntamenti che contano.
Lo abbiamo visto andare fortissimo nella ‘sua’ Wimbledon, nel torneo vinto già 7 volte in carriera. Ha raggiunto le semifinali superando avversari ben più giovani, arrendendosi al futuro vincitore Jannik Sinner anche a causa di un problema fisico e di una caduta rovinosa nel match precedente contro Cobolli. E per continuare a dare filo da torcere ai talenti in erba, Djokovic aveva pensato di rivolgersi ad un suo vecchio amico.
Andy Murray torna sulla separazione lampo con Djokovic: svelato il motivo
A fine 2024 Djokovic annunciava a sorpresa l’approdo nel suo staff di un nuovo coach; ovvero Andy Murray, suo amico, rivale e collega di una vita. Lo scozzese, che aveva da poco lasciato il tennis giocato, sembrava la figura ideale per ripristinare energie e vitalità nella mente di Nole.

Un rapporto professionale che però è durato circa 6 mesi. Infatti già a maggio scorso Djokovic ha fatto sapere pubblicamente che Murray non sarebbe più stato il suo allenatore, una decisione presa di comune accordo e senza traumi. In molti si sono chiesti il motivo della rottura così rapida, e finalmente l’ex tennista ha dato una spiegazione.
Intervenuto ai microfoni di Tennis Mentor, Murray ha fatto intendere come non fosse affatto facile per lui guidare un coetaneo come Djokovic: “Novak mi chiedeva dei feedback tecnici. Ebbene, questa era una di quelle cose nelle quali non mi sentivo affatto a mio agio. È come dover insegnare la tecnica a qualcuno. Quando lavori con un giocatore come lui emergono i punti deboli da coach”.
Con grande umiltà Murray, che ha ammesso di voler comunque provare questo mestiere, ha scelto di fare un passo indietro nonostante la stima e l’amicizia che vanta con Djokovic. Il desiderio dello scozzese è comunque quello di riprovarci, ma con atleti più in fase di costruzione: “Gli allenatori che lavorano con un ragazzo di 20 o 22 anni sono più abituati a quel tipo di allenamento e in futuro mi piacerebbe imparare da loro. Sarebbe bello in futuro lavorare con un giovane e formarlo sin dall’inizio della sua carriera”.










