Spunta l’indiscrezione shock sul futuro di Lagarde: si va verso scenari preoccupanti

Sui principali quotidiani, tanto nazionali quanto europei, circola un’indiscrezione: Christine Lagarde potrebbe presto lasciare la Banca Centrale Europea per approdare direttamente al World Economic Forum di Davos. Se così fosse, non si tratterebbe solo di un cambio di incarico, ma dell’ennesima conferma di un meccanismo ben più profondo.

Il sistema delle porte girevoli

Ci troveremmo di fronte, ancora una volta, a quella che potremmo definire senza esitazione una “prova provante” dell’esistenza di un sistema di porte girevoli in seno al blocco oligarchico neoliberale. Un sistema attraverso cui gli esponenti della classe capitalistica dominante, di natura transnazionale, rimangono stabilmente inseriti nel circuito delle decisioni sovranazionali e del potere economico.

L’alchimia del turbocapitalismo

In questo senso, possiamo affermare che il turbocapitalismo ha trovato il suo metodo alchemico per trasformare il vil metallo in oro. I banchieri diventano politici, i politici tornano banchieri. È questo il trucco alchemico del nostro tempo. Non mancano esempi: Draghi, Prodi, Monti — dopo aver ricoperto incarichi di rilievo in Goldman Sachs — sono diventati figure centrali nella costruzione tecnocratica e repressiva dell’Unione Europea. Barroso, invece, una volta concluso il suo mandato europeo, è passato direttamente ai vertici di Goldman Sachs.

Da Francoforte a Davos

Ebbene, secondo le indiscrezioni, qualcosa di simile starebbe accadendo anche con Lagarde. Chi esce dalla BCE finisce al Forum di Davos, chi lascia l’Unione Europea approda a Goldman Sachs. È la logica perfettamente coerente del turbocapitalismo sans frontières, dove la decisione sovrana non risiede più nei parlamenti nazionali, bensì in istituzioni private sovranazionali, le quali decidono autocraticamente, scavalcando il volere dei popoli e delle loro rappresentanze elettive.

La democrazia conforme al mercato

Ecco perché, come già più volte sottolineato, quella che ostinatamente continuiamo a chiamare “democrazia europea” andrebbe più correttamente definita plutocrazia finanziaria neoliberale a base imperialistica. L’Unione Europea non è una democrazia, ma l’autogoverno dei ceti dominanti, più precisamente dei mercati e delle loro classi. Lo ammise, sia pure involontariamente, anche Angela Merkel, quando definì l’UE una “democrazia marx-conforme”, ossia una democrazia conforme al mercato — e non, badate bene, un mercato conforme alla democrazia.

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