Si è svolto nei giorni scorsi a Budapest il contestato e controverso Pride, osteggiato dal presidente ungherese Orban, che addirittura lo ha dichiarato illegale. Epperò, nonostante questa dichiarazione, la manifestazione si è svolta regolarmente, con una grande partecipazione di militanti da tutto il mondo.

Contestazioni di massa contro Orban, ma a Budapest il pride “vietato” va in scena regolarmente – radioradio.it

Ciò che pensiamo sui Pride l’abbiamo ampiamente scritto nel nostro studio “Il Nuovo Ordine Erotico”. Si tratta di fenomeni di modernizzazione turbocapitalistica volti a potenziare e ad allargare la neoliberalizzazione integrale del mondo della vita e ciò in coerenza con il turbocapitalismo di libero consumo e di libero costume. Quest’ultimo deve annientare la famiglia naturale per produrre un sistema di atomi gaudenti, dediti unicamente al piacere deregolamentato e alla disgregazione dei vecchi costumi borghesi e proletari, come peraltro limpidamente affiora dai corpi che sfilano in queste manifestazioni, ignudi e con parrucconi fucsia, agghindati in modo platealmente postmoderno.


Sì, i Pride sono in tutto e per tutto fenomeni organici alla civiltà del turbocapitale. Non la contestano, ma ne esprimono al meglio l’essenza consumistica e deregolamentante. E tuttavia riteniamo che sia profondamente sbagliato vietare i Pride per legge, dacché in una libera democrazia in senso spinoziano, ogni idea ha il sacrosanto diritto di essere espressa, anche la più sbagliata, e tale riteniamo che sia l’idea di fondo dei Pride.

Al Pride di Budapest era presente anche una brigata della sinistra fucsia italica, quella che, per inciso, si disinteressa ormai da anni del conflitto di classe e dei diritti del lavoro per dedicarsi anima e corpo all’arcobaleno e all’ambientalismo neoliberale. Anche la CGIL di Landini era presente e ha portato la propria piena solidarietà al Pride, bollando come liberticida il governo di Orban. Anche in questo caso siamo dell’avviso che la CGIL farebbe bene occuparsi soprattutto dei diritti del lavoro in Italia. A proposito di norme liberticide, poi, ci preme rammentare una volta di più che Landini non si oppose all’infame tessera verde e, anzi, disse apertamente che non riteneva buona cosa scendere in piazza per protestare contro quella misura. Landini era anzi favorevole alla benedizione di massa coatta col Santissimo Siero.

Qui emerge pienamente la seconda funzione dei Pride in relazione alla società capitalistica e alle sue contraddizioni immanenti. Defocalizzare lo sguardo rispetto alla lotta di classe, spostare l’attenzione sui capricci di consumo arcobaleno, i cosiddetti Rainbow Rights, di modo che resti invisibile il massacro di classe gestito univocamente dalle classi dominanti plutocratiche e no-border.

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