Un servizio RAI del 2016 mostrava una narrazione molto diversa da quella diffusa dai media oggi sul conflitto in Donbass. In un dialogo tra Fabio Duranti ed Enrico Michetti l’invito a valutare le diverse cronache di un conflitto, in particolare quello tra Russia e Ucraina.

La guerra prima della guerra

Molto prima dell’invasione russa del 2022, nel Donbass si combatteva. Non è un’opinione, ma un fatto documentato anche dai servizi del TG2. Un servizio del 2016 mostrava città sventrate, villaggi distrutti e bambini uccisi “sotto il fuoco ucraino”. I 6 milioni di abitanti della regione, perlopiù russofoni, avevano proclamato due repubbliche separatiste a seguito di un referendum, osteggiato da Kiev. “Lì non è stato fatto nulla per impedire il massacro”, osserva Michetti. “Gli accordi di Minsk sono stati disattesi, e nessuno ha vigilato. Nessuno ha difeso quella popolazione”.

La responsabilità dell’Occidente

Michetti non nega le controversie dell’invasione russa, ma invita a “guardare anche l’altra faccia della medaglia”. Il problema, sottolinea, è il fallimento della diplomazia internazionale, incapace di prevenire una crisi prevedibile. “Gli organismi internazionali esistono finché gli Stati gli danno valore. Se vengono marginalizzati, vince il più forte”. Eppure, sottolinea, quei territori erano stati contesi già da anni, mentre in Occidente si è preferito silenziare quei fatti. “Non possiamo fare finta che tutto sia iniziato nel 2022. C’era già una popolazione bombardata, una tragedia umanitaria in atto”.

Domande scomode e prospettive ignorate

Dopo anni di tensioni, la Russia ha agito secondo la sua visione: “Secondo Putin, la sua gente era stata aggredita. Può piacere o meno, ma questa è la narrativa che ha mosso l’azione russa”, ricorda Michetti. E mette in dubbio anche certe rappresentazioni catastrofiste: “Ci hanno detto che Mosca voleva invadere tutta l’Europa. Ma mi chiedo: che interesse ha la Russia a conquistare territori indebitati? È una potenza già ricca, ha risorse immense. Perché dovrebbe accollarsi ulteriori problemi?”. Una provocazione che non assolve nessuno, ma invita a riflettere criticamente su cosa viene raccontato e soprattutto su cosa non viene più detto.