Post Inzaghi, parla Moretti ▷ “I nomi in pole? Intravedo segnali di crisi aperta in casa Inter”

Dopo l’addio di Simone Inzaghi, l’Inter si trova a un bivio tecnico e identitario. I nomi emersi – Cesc Fàbregas, Patrick Vieira e Cristian Chivu – non convincono parte dell’ambiente nerazzurro. Tra chi guarda con scetticismo a queste ipotesi c’è anche Alvaro Moretti, vicedirettore de Il Messaggero che ai microfoni di Radio Radio Mattino Sport e News ha espresso una lettura lucida e preoccupata della situazione.

Profili affascinanti, ma inadeguati

I candidati alla panchina nerazzurra hanno tutti un profilo promettente, ma secondo Moretti questo non basta. “Sono profili che hanno la loro decenza, ma qui parliamo di una squadra che, pur perdendo, è arrivata in finale di Champions e resta tra le top quattro d’Europa degli ultimi tre anni“, afferma. Fàbregas, che pure suscita curiosità, viene considerato una “totale scommessa”, mentre Vieira è giudicato in modo più netto: “L’abbiamo visto per mezzo campionato a Genova, poi il Genoa ha smesso di giocare perché si era salvato“. Quanto a Chivu, il giudizio è implicito nella premessa: per Moretti nessuno dei tre ha lo spessore necessario per un progetto d’élite.

Ritardi strutturali

Il punto non è solo tecnico, ma anche gestionale. L’Inter, secondo Moretti, è arrivata tardi su ogni fronte, sia nella pianificazione che nelle decisioni. “L’Inter è arrivata tardi su tutte le ruote. Quando è così, poi capisci che la società sta entrando in crisi“. Una crisi che non riguarda solo la panchina, ma l’intera direzione del club. Il processo è, secondo lui, già in atto: “Stiamo forse assistendo alla milanizzazione dell’Inter“.

Un segnale che va oltre Appiano

La fotografia è quella di un’Inter che, dopo aver sfiorato il tetto d’Europa, ora rischia di perdere la propria direzione. Anche nel calcio italiano in generale, Moretti intravede un corto circuito sistemico. «Tutto quello che sta succedendo, se lo guardi da Marte, un marziano ti chiederebbe: ma che è stato a fare?», ironizza, sottolineando l’assurdità di certe dinamiche dirigenziali e sportive che travalicano la logica del campo.

Ultima chiamata per la dirigenza

Nelle parole di Moretti non manca però una nota di speranza: “Marotta è un bravo dirigente“, afferma, lasciando intendere che un rilancio è ancora possibile. Ma il tempo stringe. La scelta del prossimo allenatore non sarà solo un cambio tecnico: sarà un test cruciale per capire se l’Inter intende restare nell’élite europea o se accetta un ridimensionamento che, da temporaneo, rischia di diventare strutturale.