Una finale tra filosofia e concretezza
Inter e Paris Saint-Germain si sfideranno a Monaco di Baviera per sollevare la Champions League, ma al di là dei nomi in campo, sarà un confronto tra due visioni opposte di calcio. “Si affrontano due squadre che tatticamente non potrebbero essere più diverse”, sottolinea Xavier Jacobelli ai microfoni di Radio Radio Mattino Sport e News. Se il Paris ha cambiato pelle con Luis Enrique, abbandonando l’immagine di “collezione di figurine molto costose”, l’Inter è invece la rappresentazione dell’equilibrio, della continuità tecnica e di una solidità rodata negli anni da Simone Inzaghi. Una trasformazione che, per entrambe, ha trovato la sua massima espressione in questa corsa europea.
Inter, orgoglio italiano e tenuta mentale
Per Jacobelli, il solo approdo alla finale rappresenta “un grande titolo di merito per l’Inter, che ha dato al calcio italiano la seconda finale di Champions League nelle ultime tre edizioni”. Ma non basta. Contro il PSG, conterà più di tutto la gestione delle energie residue, in una stagione lunghissima: “L’Inter arriverà a fine giugno lasciandosi alle spalle 62 partite ufficiali”. In gare del genere, è il dettaglio a fare la differenza: non solo la tattica, ma “le condizioni psicofisiche delle due squadre”, l’ultimo vero scatto prima del traguardo.
Il valore dell’esperienza
Nonostante il talento giovane e frizzante del PSG, per Jacobelli l’Inter ha qualcosa in più: la consapevolezza. “Stavolta credo che sia diversa la musica rispetto alla finale contro il Manchester City”, ricorda, evocando anche le parole di Pep Guardiola dopo quella sconfitta sfiorata: “Se la moneta fosse caduta dalla parte dell’Inter non ci sarebbe stato da ridire”. A fare la differenza potrebbe essere anche il rientro di Pavard, “uno che sa come si vince”, in un undici titolare che gioca a memoria. L’Inter arriva all’appuntamento con la sua formazione tipo e l’attacco rodato Lautaro-Thuram, elementi che rafforzano l’idea di un gruppo maturo e completo.
Un Donnarumma ritrovato, l’uomo in più del Paris
Il Paris però ha una carta pesante da giocarsi: Gianluigi Donnarumma. Jacobelli non ha dubbi: “È stato protagonista della migliore stagione della sua carriera”. Criticato in passato dalla stampa francese, il portiere italiano ha risposto sul campo, diventando il simbolo del nuovo corso parigino. “Il miglior portiere del mondo, ce l’ha il PSG”, ribadisce, ricordando che buona parte del merito del cammino europeo della squadra di Luis Enrique va attribuito proprio alle sue parate decisive. A 26 anni, con già un decennio di carriera alle spalle, Donnarumma è pronto a prendersi la scena. E forse, a decidere tutto.










