Achille Lauro, arriva il grande “Mcbluff”: prima dissacrava San Francesco, ora benedice McDonald’s

Sta facendo molto discutere, con posizioni peraltro decisamente contrastanti, la scelta dell’artista sedicente anticonformista Achille Lauro di prestarsi per una pubblicità di McDonald’s, la nota panineria globalista in prima linea nella omologazione planetaria dei palati. Severe critiche sono giunte ad esempio dai sindacati, i quali hanno accusato l’artista sedicente controcorrente di appoggiare, con la pubblicità di McDonald, una battaglia contraria a quella dell’interesse dei lavoratori.

Il punto su cui tuttavia desidero richiamare l’attenzione è un altro, e mi pare non meno trascurabile, di quello lavorativo sollevato dai sindacati, con ottime ragioni. Il circo mediatico e il clero giornalistico hanno per diversi anni ribadito a tambur battente e a reti unificate che Achille Lauro rappresenta l’artista anticonformista per eccellenza, il pensatore musicalmente scorretto che mette in discussione tutti i clichè e gli stereotipi, scuotendo la società dalle sue fondamenta. Nelle sue prestazioni, sempre al centro della società dello spettacolo, Achille Lauro, lo ricordiamo, ha dissacrato il sacro, ha svertucciato il divino, ha celebrato l’odierna imperante sdivinizzazione del mondo, come la chiamava Martin Heidegger.

Ancora ricordiamo quando, sul palco di Sanremo, qualche anno addietro, Achille Lauro si svestiva come San Francesco, ridicolizzandone la figura. La verità è che oggi, nel tempo della tecnica e del capitale no border, non vi è nulla di più conformistico che dissacrare il sacro e offendere il divino. Si tratta infatti del movimento fondamentale posto in essere dal capitale e dalla tecnica, che debbono mettere in congedo ogni residuo di trascendenza e ogni residuo di religione, accioché la circolazione della merce e la valorizzazione del valore procedano senza impedimenti sempre più speditamente.

Ebbene, perfino tre suore che leggessero e traducessero Tommaso d’Aquino o Bonaventura da Bagnoregio sarebbero oggi più anticonformiste di Achille e Lauro. E adesso abbiamo oltretutto la prova provante dell’anticonformismo di facciata dell’artista. Anticonformismo di facciata dietro il quale si nasconde il più radicale conformismo, la più totale adesione ai moduli della civiltà di mercato dominante.

Achille Lauro, sempre intento a dissacrare il sacro, celebra poi la religione del nostro tempo, quella del capitale e del mercato, delle multinazionali e dei grandi gruppi no border e del big business. altro che anticonformismo, come ci è stato raccontato. Siamo qui al cospetto del conformismo più radicale, proprio di chi asseconna integralmente la dinamica del mercato, che annienta il sacro per sostituirsi ad esso.

Ecco perché dobbiamo diffidare dei tanti “godbusters”, come mi piace definirli, i quali criticano spietatamente il Dio dei Cieli per giustificare sempre più il Dio immanente del mercato, la religione del capitale e della forma merce. Siamo allora davvero sicuri che Achille Lauro sia un’artista controcorrente come sempre ci è stato raccontato?