Recentemente, il guitto di Kiev, l’attore nato con la N maiuscola, Volodymyr Zelensky – prodotto in vitro di Washington, se non addirittura di Hollywood – ha rivolto un’accusa esplicita alla Cina di Xi Jinping. Nello specifico, ha affermato che Pechino starebbe fornendo armi alla Russia di Putin. Ci permettiamo, a tal proposito, di avanzare tre brevi considerazioni, a mo’ di volo d’angelo.
Zelensky contro il dragone cinese?
Anzitutto, ci si chiede: Zelensky vuole ora inimicarsi anche la Cina? Intende davvero estendere il conflitto al colosso asiatico? Da ogni angolazione lo si osservi, sembra chiaro che l’attore nato non persegua affatto la pace, ma anzi aspiri alla prosecuzione e forse persino all’allargamento della guerra. Ancora una volta, il vero problema oggi non si chiama Putin, ma Zelensky. Per inciso, l’idea di un’Ucraina che si metta a sfidare la Cina evoca inevitabilmente l’immagine tragicomica di un Chihuahua che tenta di attaccare un Doberman.
L’accusa di doppio standard
Seconda considerazione: anche ammesso che la Cina stia davvero fornendo armi alla Russia, perché mai non dovrebbe farlo? Solo perché la cosa “dispiace” all’attore nato con la N maiuscola? E su quali basi, di grazia? Colpisce l’incoerenza del fatto che l’Europa continua a inviare armi all’Ucraina e, fino a poco tempo fa, anche gli Stati Uniti facevano lo stesso.
Dunque, l’Occidente – o, meglio, l’Uccidente liberale atlantista – può armare il guitto di Kiev senza suscitare scandalo, ma alla Cina non è concesso fare lo stesso con la Russia? Solo perché la cosa infastidisce Zelensky? La soglia del ridicolo, ci sia consentito sottolinearlo, è stata ampiamente superata.
Un leader alla fine della corsa
Terza e ultima considerazione: il guitto di Kiev, Zelensky, è a fine corsa, ma non sembra intenzionato ad arrendersi. Anzi, tenta ancora di imporre la propria linea al mondo intero, arrivando a voler decidere cosa la Cina debba o non debba fare. Un atteggiamento singolare, ai limiti della paranoia, più adatto alle corsie di un ospedale psichiatrico che alla gestione di un conflitto internazionale.
L’ostinazione cieca dell’Unione Europea
In tutto ciò, l’Unione Europea continua ostinatamente a sostenere questo sfasciacarrozze privo di dignità, che ha già mandato in rovina il proprio Paese e che sta portando con sé anche l’Europa stessa. Un appoggio cieco che si traduce, di fatto, in un danno autoinflitto. Gli Stati Uniti, con Donald Trump, sembrano averlo compreso: hanno infatti realizzato che continuare a supportare il guitto di Kiev è inutile, poiché la Russia di Putin non può essere sconfitta.
L’Unione Europea, invece, persiste nel proprio sostegno privo di dignità e raziocinio, legittimando le irragionevoli ragioni della guerra voluta da Zelensky.
RADIOATTIVITA’ – LAMPI DEL PENSIERO QUOTIDIANO CON DIEGO FUSARO