Sono tornati i “Fridays for Future”, e stavolta hanno rivelato a cosa (e a chi) servono davvero

Nei giorni scorsi sono tornati in pompa magna i “Fridays for Future”, i venerdì ambientali lanciati dalla piccola scandinava Greta Thunberg. In tutta Italia infatti si sono registrate manifestazioni ambientaliste che hanno puntato il dito contro il riarmo evidenziandone l’impatto ambientale nefasto. In questo caso gli ambientalisti, va detto, hanno perfettamente ragione.

11/04/2025 Torino,"il futuro lo costruiamo insieme, adesso" corteo di Fridays for Future Italia, organizzato per lo sciopero globale per il clima
11/04/2025 Torino,”il futuro lo costruiamo insieme, adesso” corteo di Fridays for Future Italia, organizzato per lo sciopero globale per il clima

Il riarmo rappresenta un’oscenità non solo dal punto di vista umanitario, dato che la guerra, come è noto, produce anzitutto cadaveri, ma anche dal punto di vista ambientale, poiché bombe, carri armati e missili concorrono a distruggere l’ambiente. La nostra posizione sui venerdì ambientali di Greta Thunberg resta in fondo quella che abbiamo più volte evidenziato. Giusti i motivi della protesta, sbagliate le richieste avanzate e l’impostazione generale della protesta stessa.

Ma c’è una contraddizione perenne

La contraddizione ambientale mette capo alla contraddizione capitalistica: è la mistica capitalistica della crescita infinita a produrre la devastazione ambientale, cosicché il solo ambientalismo autentico coincide con l’anticapitalismo. L’aveva peraltro capito bene anche l’ultimo Marx, che aveva scoperto la seconda contraddizione del capitalismo. Il capitalismo non sfrutta allo sfinimento solo la forza lavoro umana, ma anche la natura, utilizzata alla stregua di una risorsa disponibile e gratuita per la illimitata valorizzazione del valore. Si genera così quella che Marx stesso chiamava la “frattura metabolica”, essendo il capitalismo, notava Marx, la prima forma storica in cui l’uomo non instauri un equilibrio con l’ambiente, ma lo distrugga e produca la devastazione stessa dell’ambiente.

Per parte loro, i venerdì ambientali ricadono nello spazio dell’ambientalismo neoliberale, quello che chiede di mitigare il capitalismo tramite quella transizione verde che non assume il mercato come causa principale della distruzione ambientale, ma al contrario lo adotta come possibile rimedio. Per questa via il capitalismo riesce a mettere a profitto anche i propri disastri ambientali, li trasforme in volano verde per l’accumulazione del valore. Il vero ambientalismo deve necessariamente mettere in discussione il mercato capitalistico, ben sapendo che esso rappresenta la causa principale dell’apocalisse verde. La via dunque resta quella di Marx, non quella di Greta Thunberg. Dunque, non transizione verde e green economy, ma superamento del modo capitalistico della produzione. Questo e non altro deve essere il vero ambientalismo.

Il “caso” vuole che…

I militanti dei venerdì ambientali non propongono una trasformazione dal basso. Si rivolgono invece ai padroni del mondo, implorandoli con il cappello in mano acciocché prendano a cuore la questione ambientale. Ancora Marx li avrebbe indubbiamente collocati tra le fila degli utopisti che col cuore in mano chiedono ai padroni di cambiare lo stato delle cose. Pare superfluo sottolineare che mai nella storia umana questa strategia ha funzionato.

Le vere trasformazioni radicali sono avvenute sempre per via rivoluzionaria dal basso, non con l’ausilio dei padroni, ma opponendosi al loro dominio. Chiedere ai padroni di prendere in mano la questione ambientale significa solo legittimare l’ecoautoritarismo dall’alto, il Leviatano verde che già si sta costituendo da tempo e che impone a tutti noi una riorganizzazione verde e autoritaria della società, volta in astratto a tutelare l’ambiente e in concreto tesa a generare profitto verde per i padroni.

Per queste ragioni si spiega, in fondo, perché i militanti dei venerdì ambientali non dispiacciano affatto all’ordine padronale egemonico, non lo mettono realmente in discussione e, di più, finiscono per svolgere una funzione apotropaica. Defocalizzano lo sguardo dal vero ambientalismo, quello che coincide con l’anticapitalismo di chi ha capito che il solo modo per difendere l’ecosistema dalla distruzione coincide con la generale battaglia contro il sistema capitalistico dominante.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro