Il Fondo Monetario Internazionale prevede che, a causa dell’aumento delle tariffe e delle attuali politiche economiche, il debito pubblico globale aumenterà in modo significativo. Secondo quanto riportato dal Fiscal Monitor, la crescita sarà di 2,8 punti percentuali, più del doppio rispetto alle stime iniziali per il 2024.
Uno scenario globale preoccupante
Non solo: la tendenza al rialzo sembra destinata a continuare. Secondo le previsioni, il debito pubblico globale potrebbe avvicinarsi al 100% del PIL entro la fine del decennio. In uno scenario peggiore, in cui entrate fiscali e produttività dovessero diminuire ulteriormente, il debito potrebbe addirittura arrivare al 117% del PIL, il livello più alto dalla Seconda guerra mondiale. Questo comporterebbe un inevitabile aumento dei tassi di interesse e dei costi di rifinanziamento, con particolare impatto sui paesi più esposti e fragili.
Difesa, incertezza e sacrifici sociali
Durante il meeting annuale, gli esperti del Fondo hanno spiegato che i profondi cambiamenti politici in atto hanno aggravato l’incertezza economica globale. In un contesto di forte instabilità e di trasformazione del panorama geopolitico, i livelli di indebitamento potrebbero aumentare ulteriormente. Ma perché? Perché molti paesi saranno chiamati a sostenere una spesa crescente per la difesa. E ricordiamolo sempre: difesa, in questo contesto, significa guerra. Di fronte a questa complessità, sarà essenziale trovare un nuovo equilibrio per sostenere la crescita. Tuttavia, le economie avanzate dovranno anche affrontare sfide strutturali come l’invecchiamento della popolazione, ridefinendo le priorità di spesa, riformando pensioni e sanità e ampliando la base imponibile. Non a caso, il Fondo Monetario ha recentemente esercitato pressioni sui paesi che adottano regimi fiscali agevolati, alternativi alla tassazione ordinaria.
Più cannoni, meno welfare?
A questo punto, sorge spontanea una domanda che dovrebbe porsi ogni economista, ogni cittadino, ogni governo: ma perché? “Signori, forse non ci stiamo capendo più nulla”, è l’allarme che suona. “Traduco dal linguaggio politichese: vuol dire che per spendere soldi per fare la guerra, per comprare cannoni, si taglieranno le pensioni, si taglierà la spesa sanitaria e si andrà a colpire la base imponibile delle piccole e medie imprese, in Italia”. E allora la domanda vera diventa un’altra, più radicale: “Ma chi l’ha detto che dobbiamo andare su questa strada? Perché invece di comprare cannoni non possiamo comprare diplomazia? Perché invece di comprare armi non possiamo fare formazione per la pace?”
Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi