Dovbyk, i numeri che gli mettono Shomurodov alle calcagna

Dovbyk? A Bilbao vedevo che ci attaccavano fin troppo, ho preferito toglierlo per Soulé che dava più struttura alla squadra. Mi aspetto tanto da lui: deve reagire e far vedere che giocatore è. Io credo in lui, ma lui deve credere in noi. Abbiamo un modo di giocatore aggressivo. Gli ho detto che se pensa alla prestazione senza segnare, va bene. Ma se non arriva né la prestazione né il gol, allora no. Mi resta l’amaro in bocca. Lui deve lottare come fanno gli altri, non voglio credere che si sia arreso. Se si arrende ne ho altri 25“.

Queste le parole di Claudio Ranieri sul momento difficile dell’attaccante ucraino alla vigilia di Roma-Cagliari. Probabilmente l’intento era quello di provocare una reazione nel capocannoniere della Liga dello scorso anno. Almeno in termini realizzativi, questa c’è stata. Contro i sardi, all’Olimpico, i giallorossi hanno vinto 1-0 proprio grazie alla rete di Artem Dovbyk. Nonostante questo, però, le discussioni e il malcontento per le sue prestazioni continuano a rappresentare una questione impellente nell’ambiente romanista.

In estate era arrivato a fronte di un investimento molto importante: 36 milioni + il 10% sulla futura rivendita. Lo scorso Agosto, l’ex Girona era stato fortemente voluto da De Rossi per renderlo la punta di diamante dell’attacco della Roma. Ciò in virtù del suo status e dell’ importante bottino raccolto in Spagna solo pochi mesi prima: 24 reti e 8 assist in 36 presenze; 1 gol ogni circa 108 minuti (poco più di una partita).

Ma se arrivati a metà marzo, il tenore medio delle dichiarazioni inerenti a Dovbyk è quello dell’ultima conferenza stampa di Ranieri, si può intuire facilmente come, purtroppo, le premesse iniziali non siano state mantenute. Tanto che, nelle ultime settimane, si è assistito a un ballottaggio ricorrente fra lui e Shomurodov (lo scarto per eccellenza dei capitolini, a gennaio vicino nuovamente alla cessione, direzione Venezia) per una maglia da titolare. Davvero inimmaginabile all’inizio del campionato. Ma qual è il vero problema di questo calciatore?

Dovbyk, numeri appena sufficienti e prestazioni mediocri

18 marzo 2024 – Le statistiche di Artem Dovbyk con la maglia della Roma sono fino ad ora l’unica cosa realmente positiva (o almeno, decente) della sua stagione. Si parla infatti di uno score di 15 gol (e 4 assist) totali fra campionato, Coppa Italia e Europa League in 38 presenze; una media di 1 rete ogni circa 178 minuti. Non si tratta di numeri malvagi, questo è vero. E sicuramente la difficile stagione dei giallorossi, con il caos annesso e le problematiche legate all’avvicendamento di ben 3 allenatori diversi in panchina (De Rossi, Juric e Ranieri), non ha certamente favorito il suo adattamento nel calcio italiano.

Ma è innegabile che le aspettative fossero legittimamente più alte. Inoltre, se ci si sofferma sulla tipologia delle reti segnate, oltre che sulle prestazioni, si arriva a delineare perfettamente quelle che sono le caratteristiche tecniche del giocatore; con qualche luce, ma anche tantissime ombre.

Poco cinismo sotto porta e l’area piccola come il giardino di casa: la fotografia

Dando un’occhiata più approfondita alle statistiche, il primo dato che salta all’occhio è il tasso negativo fra gli expected goals (xG) e le reti effettivamente segnate. In Serie A, questo valore è di -1,78 (-1,5 in Europa League). Questi dati non sono altro che la conferma matematica di quello che i romanisti sono ormai abituati a vedere ogni settimana: Dovbyk si divora costantemente una valanga di gol. Basti ricordare l’occasione mancata nel match d’andata contro l’Athletic (quando si è letteralmente accasciato a terra da solo davanti al portiere), o la chance clamorosa sciupata solo pochi secondi prima di segnare contro il Cagliari.

Non si tratta affatto di un aspetto banale, specie se si considera l’entità dell’investimento fatto per portarlo nella capitale. Un difetto che può non può essere accettabile per quella che, teoricamente, dovrebbe essere la stella dell’attacco di un club importante come la Roma.

Oltre a ciò, c’è poi un altro elemento che risalta particolarmente non tanto dal punto di vista statistico, quanto piuttosto in termini di tipologia tecnica delle reti segnate, e il loro contesto.

Se da un lato, infatti, l’ucraino ha avuto il merito di annotare spesso delle reti decisive nello sbloccare o chiudere definitivamente le partite (non ultimi i match contro Cagliari e Como), dall’altro i gol di Dovbyk sono tutti molto simili fra loro. Fra i 15 segnati fino ad ora, tolti i rigori contro Dinamo Kiev, Bologna e Udinese, si registrano infatti solo conclusioni all’interno dell’area. In particolare, 10 di queste reti sono arrivate o di testa, o di tap-in o su semplice ribattuta; sempre e comunque dentro l’area piccola.

Tecnica non eccezionale e scarsa capacità di giocare con i compagni: caratteristiche di un finalizzatore difettoso

Quanto visto nell’ultimo paragrafo delinea i confini di un profilo tecnico che, almeno in teoria, è quello di un finalizzatore d’area di rigore. Ma questa definizione stona, e non poco, sia con le medie discrete (ma non eccezionali) citate in precedenza, sia con i valori emersi riguardo agli xG.

Ed è qui subentra il problema principale di Dovbyk: come può essere utile un calciatore con queste caratteristiche, se oltre a non saper giocare con la squadra fuori dall’area di rigore non segna neanche così tanto?

Gli ho detto che se pensa alla prestazione senza segnare, va bene. Ma se non arriva né la prestazione né il gol, allora no“. Mai parole furono più emblematiche. Non sorprende, infatti, che un giocatore apparentemente limitato, ma molto più funzionale come Shomurodov, abbia scalato le gerarchie di Ranieri e minato la sua titolarità.