Vorremmo parlare di contenuti, che alla fine stabiliscono per fortuna la corretta proporzione espressa dal risultato, invece ci ritroviamo anche stasera a parlare di episodi, inteso come decisioni arbitrali. Ma andiamo per gradi.
All’Inter imbambolata e a più riprese assalita dalla Fiorentina qualche giorno fa risponde sin dall’inizio della partita…l’Inter, ma un’altra: tosta, incazzata e incazzosa, aggressiva e, diremmo, agonisticamente vendicativa. In poche parole, a un’Inter colpevole risponde quella che ha il merito di imparare dai propri errori, una delle attitudini più utili in assoluto, nel calcio come nella vita.
In mezzo sta la Fiorentina, ordinata e identitaria come sempre, ma che non riesce a prendersi nemmeno uno spezzone di partita perché i nerazzurri nulla le concedono.
Fino quasi allo scadere del primo tempo. Quasi. Perché il braccio di Darmian era effettivamente tanto aperto, anche se il rimbalzo è avvenuto da distanza molto ravvicinata. Pareggia la Viola con il rigore di Mandragora, dunque, dopo essersi ritrovata in svantaggio per un’autorete di Pongracic, scaturita da un calcio d’angolo che non è mai esistito. Parliamo di una trentina di centimetri abbondanti: questa la distanza della quale la palla era già oltre la linea di fondo, quando Bastoni ha tentato di effettuare il cross.
In Italia qualche problemino sul fronte arbitrale lo abbiamo.
La ripresa è più aperta e rocambolesca, soprattutto da quando l’Inter trova il vantaggio con Arnautovic che fa “capoccella” in area al minuto 52, su invito non rifiutabile da parte di Carlos Augusto.
I cambi di Palladino, Zaniolo in testa, danno qualità e profondità: nell’ultima mezz’ora l’Inter non è più così padrona della partita. Il fatto che la vinca, è un segnale molto importante, in un turno di campionato che aveva già regalato la frenata del Napoli.
Gli uomini di Inzaghi tornano a dominare gli episodi, in parte scritti da La Penna.
Paolo Marcacci