Monti chiede verità al governo sui bilanci, ma è lui che ha distrutto i risparmi dei nostri nonni

Il Senatore a vita Mario Monti ha tenuto un discorso domenica sul “Corriere della Sera” in cui invita, in modo austero, a gestire correttamente il passaggio difficile per l’economia italiana e dire la verità abbandonando le illusioni finanziarie e monetarie populiste, così lui le definisce, e sovranistiche. Monti critica l’espansione monetaria senza fine, i tassi a zero o negativi, i disavanzi pubblici a piacere, sostenendo che tutto questo, secondo lui, fortunatamente sarebbe finito e siamo all’atterraggio brusco sulla realtà che, a quanto pare, gli piace di più.

Tuttavia si chiede se qualcuno abbia mai affermato responsabilmente l’esistenza di un simile Paese, del cosiddetto Bengodi. Monti critica anche le riforme di Bandiera e invita a concentrarsi su di un quadro di bilancio che egli definisce realistico. Noi speriamo invece che Giorgetti, che ha fin troppo chiari i vincoli di bilancio pubblico e le esigenze di sviluppo del suo Paese, ed è il mandatario di una maggioranza parlamentare democraticamente eletta, non segua le indicazioni dell’austero senatore Monti, e non ripeta gli errori della sua gestione governativa, quella di Monti che peggiorò i conti pubblici, che ci costarono nove trimestri di crescita del PIL nulla o negativa.

Questi sono i dati del governo Monti, inflitti al Paese in nome di una politica economica di cui 10-12 anni dopo è stata quasi unanimemente riconosciuta la dannosità. A questo aggiungo anche la scelta improvvida del governo Monti di puntare sulle patrimoniali, di distruggere il settore abitativo italiano, di puntare a fare il gioco di coloro che volevano trasformare, come in effetti poi in questo decennio è successo, il risparmio italiano in un risparmio verso le azioni, giocando quel slogan del gergo borsistico “there is no alternative”, cioè non c’è alternativa. Non c’è alternativa a che cosa? Al gioco speculativo, al gioco delle borse, al gioco azionario, quando invece i nostri nonni avevano investito nel mattone, nella casa, per dare ai loro nipoti nel dopoguerra un tetto sopra la testa.