Caso Vannacci docet: cosa non torna nella destra ▷ “Non bastano le piccole battaglie di posizione”

Il caso scatenatosi attorno al generale Vannacci, e al suo controverso libro considerato dai più “omofobo”, ha diviso il Paese.
Le opinioni del generale hanno scosso immediatamente l’opinione pubblica, che da sinistra ha visto le prime polemiche.
La Costituzione non mette tute le opinioni sullo stesso grado“, ha commentato la segretaria del PD Elly Schlein.
Questa e altre dichiarazioni intente a voler “censurare” i pensieri di Vannacci, hanno, di conseguenza, provocato la reazione anche dagli ambienti di destra. E’ stato ad esempio Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione di FdI, a prendere le parti del generale, almeno per quel che riguarda esclusivamente il suo diritto ad esprimersi. Ma è qui che la destra pare sfaldarsi.
Esattamente, è nel momento in cui Crosetto, ministro della Difesa, rivendica su Twitter la volontà di prendere provvedimenti nei confronti di Vannacci. Una scelta non graditissima all’interno del Governo stesso.

Ma quello che anche Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità, vuole accentuare non è tanto il tema in sé nelle sue più serie implicazioni. Secondo il giornalista infatti, qualcosa non torna nel modo in cui vengano trattati determinati discorsi.
Io credo che questo sia un grosso problema della destra: tante volte ha queste stupidaggini eccessive, come il modo in cui tanti dicono ‘me la prendo con i cartoni’. ‘Faccio il trombone nel tentativo di dimostrare che sono uno che difende i nostri valori irrinunciabili, valori non negoziabili’. Questi non sono i valori non negoziabili, sono cose del tutto accessorie, stupide e superflue che si potrebbero anche trascurare o si dovrebbero affrontare con un livello più alto di discorso. Poi dopo però, quando si arriva al dunque, cioè al tema vero politico per cui c’è da avere molto coraggio, dopo, per timore di risultare scorretti, sgraditi, di far brutta figura nel salotto, ci si tira indietro“.