Travaglio scatenato da Lilli Gruber ▷ “Sento un’aria di regime che è partita dai tempi del virus”

Il popolo politico viene scosso ancora una volta.
Dopo che il discorso sull’antifascismo dello scrittore Antonio Scurati non è andato in onda a “Chesarà…” come previsto.
In realtà poi l’ordine dei fatti vede il monologo distribuito ovunque, a partire dalla conduttrice Serena Bortone che lo ha letto in diretta.
In prossimità del 25 aprile partono con forza le critiche a RAI e Meloni per una presunta censura ai danni dello scrittore, che dopo lo “scandalo” ha visto un boom di ristampe dei suoi libri, riporta AdnKronos. Monta la protesta, l’ennesima, su un fascismo in via di resurrezione: il monologo è ricondiviso ovunque, anche dalla Meloni stessa.

“La Rai – scrive la premier sui social – risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro per un minuto di monologo”. Scusa non accettata dal pubblico. Solo qualche tempo fa il Corriere della Sera intitolava: “Il professor Alessandro Orsini a Cartabianca e i 2.000 euro a puntata: Romano (Pd): «La Rai non paghi i pifferai di Putin»”.

Sarà per il fatto che la polemica su una presunta censura, annessa al fascismo, è una cosa di vecchia data e di alta frequenza, che allora Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, è intervenuto a gamba tesa da Lilli Gruber prima del caso Scurati, ma dopo il caso Canfora.

Hanno vietato l’ingresso in Germania a Varoufakis. L’Università di Colonia ha tolto la parola a una filosofa ebrea che insegna in America e che voleva criticare Israele. Questa arietta di regime contro il pensiero diverso è partita dal Covid ed è esplosa con la guerra in Ucraina. Ai tempi del Covid non si poteva nemmeno discutere del diritto di rifiutare una cura, ammesso che sia una cura, il vaccino. Con la guerra in Ucraina abbiamo avuto liste di proscrizione di gente che per il fatto di essere per il negoziato veniva individuata come putiniana al soldo di Putin. Io ho l’impressione che l’Occidente stia un po’ perdendo i suoi fondamentali: mentre dice di combattere le autocrazie sta diventando sempre più simile alle autocrazie.

Il commento di Alberto Contri, Giovanni Frajese e Diego Fusaro.