Le parole di Zelensky sulla fine della guerra: sembra un copione scritto da Orwell

Come è noto, qualche giorno addietro ha fatto una visita lampo in Moldavia il guitto Zelenski, attore nato con la N maiuscola, prodotto in vitro di Washington, se non di Hollywood. Ricorderete bene il fatto che egli esordì proprio come attore in una nota serie televisiva intitolata A Servant of the People, recitando una parte. Egli non ha mai rinunziato, se è vero, come è vero, che ancora oggi svolge la parte di attore, di marionetta, di burattino manovrato dalla Casa Bianca in funzione dell’imperialismo statunitense. Ebbene, il guitto Zelenski ha sostenuto che l’Ucraina sta lavorando a un vertice di pace e al tempo stesso, nel classico trionfo del bipensiero orwelliano, ha asserito: “Ci fermeremo solo quando l’Ucraina vincerà“. Si tratta, lo ripeto, dell’apoteosi del bipensiero nell’accezione orwelliana. Il bipensiero, scrive Orwell in 1984, sta nel formulare contemporaneamente due proposizioni delle quali ciascuna contraddice appieno l’altra. Come quando si dice che il bianco è nero o come quando si dice appunto nel caso di Zelenski, che si sta lavorando a un vertice di pace e insieme che ci fermeremo solo quando l’Ucraina avrà sconfitto la Russia. Insomma ha una volta di più chiarito in maniera evidente e al di là di ogni ragionevole dubbio, ciò che già sapevamo, segnatamente qual è la sua reale strategia al di là del teatro vitreo delle ideologie e delle narrazioni giornalisticamente corrette. La sua strategia si compendia in questa formula di guerra a oltranza contro la Russia, con l’obiettivo non certo di difendere l’Ucraina, di raggiungere la pace, di proteggere il popolo e di garantirne la libertà.

Al contrario, l’obiettivo a cui punta il guitto Zelenski è quello di condurre fino alle sue estreme conseguenze la guerra contro la Russia, che è già a tutti gli effetti una guerra totale. Con ciò sembra avere una volta di più avvalorato la tesi di quanti sostengono che egli non sta lavorando per difendere l’Ucraina, il suo popolo, magari anche per garantirne la sovranità, l’indipendenza e la libertà. Al contrario, il guitto Zelenski sta combattendo per portare a compimento i desiderata della civiltà del dollaro e del padronato cosmopolitico, vale a dire il blocco oligarchico neoliberale sulla plancia di comando rispetto al dominio statunitense. Il guitto Zelenski sembra figurare a tutti gli effetti come una marionetta o, se preferite, come un burattino. Per rimanere sempre in tema di recitazione, tema nel quale egli è specializzato, il guitto Zelenski figura in effetti come la marionetta che appunto agisce non già per difendere l’Ucraina e il suo popolo, bensì deve essere chiaro, per tutelare gli interessi dell’imperialismo a stelle e strisce. E come sappiamo, l’imperialismo a stelle e strisce vuole a tutti i costi produrre un cambio di regime in Russia, di modo che Putin, colpevole di non piegarsi al nuovo ordine mondiale americano centrico, venga sostituito con un fantoccio modalità Navalny, vale a dire un proconsole di provata fede atlantista disposto a consegnare la Russia alla civiltà del dollaro e dunque a far sì che, in ultima istanza, la Russia, da baluardo di resistenza alla subcultura del nichilismo capitalistico americano centrico, divenga semplice avamposto del medesimo sviluppo capitalistico con sede a Washington.

Questo, in effetti, è l’obiettivo a cui la civiltà del dollaro sembra puntare, impiegando l’Ucraina come bastone contro la Russia di Putin. Per questa cagione Washington aspira a fare in modo che l’Ucraina entri nell’Unione Europea e altresì nella NATO, di modo che la Russia di Putin venga finalmente accerchiata e si prepari il tanto agognato cambio di regime o regime change, come lo chiamano a Washington. Insomma, in luogo di Putin la Casa Bianca vuole un nuovo Gorbaciov o in alternativa un nuovo Yeltsin, cioè una marionetta rispondente unicamente agli ordini della Casa Bianca. In effetti sembrava fatta a suo tempo quando con Gorbaciov e la perestroika prima e poi con Eltsin ubriaco dopo, la Russia pareva ormai consegnata definitivamente all’imperialismo statunitense. Poi però arrivò Putin che disse di no, che cominciò a opporre resistenza e a rivendicare indipendenza e sovranità per la Russia. E proprio lì iniziò l’inimicizia totale con gli Stati Uniti d’America, che ora si sta consumando nella forma di una vera e propria guerra totale. Guerra totale rispetto alla quale, lo ribadiamo, il guitto Zaleski è soltanto una marionetta senza dignità.

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