Riparte la caccia al filoputiniano ▷ Ora vogliono la censura di de Benoist al Salone del Libro

Riparte la caccia al filoputiniano. In un Occidente che spesso e volentieri sul tema della guerra si liscia il pelo ribadendo come altrove la libertà di pensiero sia una chimera, la censura però avanza rigogliosa.
Stavolta è toccato al celebre autore francese Alain de Benoist. L’invito al Salone del Libro di Torino ha suscitato prima scalpore, poi, di fatto, la richiesta di censura.
Parte tutto da un fatto: Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro, doveva lasciare il posto a Paolo Giordano.
Che però rifiuta per non avere attorno a sé consiglieri nominati da un ministro di Destra (alla faccia del pluralismo). Resta Lagioia e nel frattempo viene invitato de Benoist. Subito partono le lamentele al grido unanime di “propaganda di destra”, trascurando però che De Benoist fa del superamento della dicotomia destra-sinistra un baluardo della sua opera. Se dunque l’accusa di suprematismo è debole, si tirano in ballo le posizioni sulla guerra. L’autore francese è notoriamente antiamericano, ma qui la contraddizione è duplice: che ne è del pluralismo delle idee? E perché contestare qualcuno che neppure è invitato per parlare di guerra?

Riaffiorano ricordi della casa editrice Altaforte, sbattuta fuori qualche anno fa dal Salone del Libro di Torino proprio per aver pubblicato troppi libri ideologicamente “a destra”.

Amaro il commento dell’editore Francesco Giubilei da Francesco Borgonovo.

E’ nata una polemica abbastanza surreale sul fatto che Alain de Benoist abbia delle posizioni sul tema della guerra definite in modo molto semplicistico come “filoputiniane”. Il punto è che innanzitutto noi non lo stiamo invitando a parlare della guerra ma a parlare del tema dell’identità e a presentare il suo libro su questo.
Mi sorprende che le stesse persone che accusano Alain de Benoist di avere delle posizioni filoputiniane “non ortodosse” sul tema della guerra siano gli stessi che due-tre giorni fa gridavano alla censura su Rovelli.


Cioè, come funziona sostanzialmente? Che Rovelli nel momento in cui dice di essere stato censurato – cosa assolutamente sbagliata, visto che ognuno deve esprimere il suo parere – diventa un martire.
Nel caso di de Benoist, invece, si dice che non dovrebbe intervenire al Salone del Libro di Torino per le sue posizioni sulla guerra: allora mettiamoci d’accordo, perché mi sembra il classico esempio dei due pesi e delle due misure. Inoltre viene invitato da una casa editrice che, fino a prova contraria, è privata e che lo invita lecitamente
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