Piano Kalergi e sostituzione etnica: mito o realtà ▷ Borgonovo: “La verità dei fatti è molto diversa”

Nazismo, razzismo, fascismo e chi più ne ha più ne metta.
Queste le accuse scagliate nell’ultima settimana nei confronti del Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, reo di aver parlato di “sostituzione etnica“. “Non possiamo arrenderci – ha detto il ministro – all’idea della sostituzione etnica: gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada“. In men che non si dica, tutta la scena politica italiana gli si è riversata contro, chiedendo a braccia levate le immediate scuse. “Mi auguro che Giorgia Meloni – commenta furiosa Elly Schlein e il governo prendano le distanze da queste dichiarazioni: le parole del ministro Lollobridiga sono disgustose. Sono parole inaccettabili da chi ricopre il suo ruolo.
Ci riportano agli anni ’30 del secolo scorso sono parole che hanno il sapore del suprematismo bianco
“.

Tante le accuse di aver parlato di un piano complottista, quello del piano Kalergi in particolare.
E il ministro stesso ha dichiarato poco dopo: “Non credo sia corretto definirmi ignorante perché fino a ieri non sapevo chi fosse il signor Kalergi. Non voglio nemmeno commentare insulti e aggressioni verbali. Ho dato mandato ai miei legali di querelare chi mi ha rivolto offese gravi, dandomi dell’hitleriano o paragonandomi a criminali nazisti“. Intanto anche Lega e FI prendono le “dovute” distanze.

Partiamo dal vero problema, che è stato affrontato anche in questi giorni con le polemiche sulla dichiarazione del ministro Lollobrigida, che è il tema della natalità – dice Francesco Giubilei, Presidente di Nazione Futura, intervenuto in diretta ai nostri microfoni.
Tema che è connesso direttamente a quello della tenuta economica e sociale italiana. Ed è connesso anche al tema dell’immigrazione.
Se noi guardiamo i dati sulla natalità, ci accorgiamo che nell’ultimo anno c’è stato il minor numero di nati dal 1861.
Dall’Unità d’Italia, ad oggi: siamo scesi addirittura sotto i 400 mila nati. E se prendiamo 1000 abitanti, ci sono 7 nuovi nati e 12 nuovi morti, cioè sostanzialmente secondo le proiezioni, da oggi al 2100 l’Italia perderà circa 8 milioni e 800 mila abitanti.
Una cifra enorme
“.

Come si può risolvere questa situazione?

Secondo Giubilei, due sono le scuole di pensiero.
La prima: “Una scuola di pensiero ci dice che: affinché il sistema economico e sociale possa continuare a reggersi così come oggi, pur con le sue criticità, dobbiamo fare in modo che gli italiani che non nascono, vengano sostanzialmente rimpiazzati da immigrati.
Quindi cercare di aumentare il numero di immigrati per fare in modo che in tutti quei posti di lavoro, in tutte quelle aziende che ricercano dei lavoratori che non si trovano, possano essere per l’appunto compensati dagli immigrati.
Questa è una scuola di pensiero totalmente errata
“.

La seconda: “Dall’altro lato c’è invece la necessità di realizzare una serie di politiche che siano a sostegno della natalità.
È impensabile ed è inammissibile che una giovane mamma che decida di mettere al mondo un bambino, poi rischi di perdere il proprio posto di lavoro. Perché questo è quello che accade molto spesso in Italia.
È impensabile che una giovane coppia che decida di fare un figlio nelle grandi città, in particolare cito Milano su tutte che è emblematica da questo punto di vista, molto spesso non abbia le capacità economiche di poter mantenere il nucleo famigliare.
Quindi noi dobbiamo andare nella direzione non di un aumento indiscriminato di immigrati, ma dobbiamo andare nella direzione delle politiche che siano a sostegno della natalità
“.

L’idea del multiculturalismo

Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità, ha commentato la vicenda portando la questione anche su un altro punto di vista.
Sento delle volte, anche da parte di questo governo, quest’idea del dire: ‘Che problema c’è se si fa questa specie di nazione allargata’.
La realtà è un pochino più problematica, perché ognuno si porta dietro, come è giusto, il proprio bagaglio culturale, no?
C’era questa idea negli anni ’90, soprattutto del multiculturalismo.

Non ha funzionato granché, da nessuna parte del mondo“.

Il singolo immigrato – commenta il direttore del Primato Nazionale, Adriano Scianca può, e molto spesso è, essere la persona migliore del mondo. Può decidere di rinunciare alla sua cultura e assumere quella del paese ospitante.
Può conservare la sua cultura, ma cercare di conciliarla in qualche modo con la cultura che trova.
Il problema è che questa cosa, quando viene traslata su una dimensione di massa, si instaurano dei meccanismi che sono diversi.
La cultura viaggia sempre sulle gambe delle persone. Magari sono portato ad integrarmi, ma quando mi guardo intorno e sono tutti dei miei, ma chi me lo fa fare ad integrarmi?