Leggo su Repubblica che in un noto liceo meneghino gli studenti hanno progettato i bagni no gender. Si tratta di bagni dove l’identità sessuale non viene menzionata. Bagni unisex in cui sostanzialmente ciascuno può sovranamente decidere come sentirsi e dunque cosa essere. E questo, ovviamente, viene presentato da Repubblica come il sogno realizzato, come l’utopia della giustizia che finalmente si incarna quando l’utopia, come usa dire, diventa un bagno senza genere. Si tratta oltretutto dell’emblema del nuovo capitalismo erotico, quello che in un mio libro ho definito il nuovo ordine erotico di completamento del Nuovo ordine mondiale turbocapitalistico. Quell’ordine cioè che come distrugge lo Stato, così distrugge la famiglia e financo i sessi come limiti, come regole che frenano il godimento illimitato e il consumismo erotico coessenziale alla civiltà dei mercati.

Ecco perché sostanzialmente la crescita smisurata del valore e del godimento procedono sui due fronti diversi dell’economia e dei sentimenti. Che è poi come dire che esiste una forma di deregulation economica che si accompagna alla deregulation antropologica, che le è complementare. Il paradosso, oltretutto, sta nel fatto che il nuovo turbocapitalismo per atomi di consumo si fonda sul profilo Nietzschiano della volontà di potenza per atomi illimitatamente potenziantesi mediante il consumo, in una società in cui i capricci divengono leggi e in cui tanta libertà hai quanta puoi comprarne. Cosicché in questo contesto, nell’epoca della morte di Dio, come dice Ivan Karamazov, tutto diventa possibile.

Tutto può essere fatto a patto che si abbia l’equivalente monetario per poterselo permettere. Quindi l’abbattimento di ogni limite, di ogni tabù, di ogni regola, è funzionale alla logica illogica della valorizzazione illimitata del capitale, che si basa antropologicamente su individui deregolamentati, unisex, senza legami che tutto possono fare come atomi a volontà di potenza consumistica illimitata. Il paradosso di queste nuove generazioni è anche questo in fondo.
Un tempo le vecchie generazioni, quando erano giovani, sognavano la società giusta, redenta, senza sfruttamento del lavoro, con riconoscimento dell’eguale dignità e dell’eguale libertà di tutti.

Oggi la nuova società, la società dei selfie e dell’Erasmus, sogna come progetto utopico i cessi senza genere, i cessi gender fluid. E’ il caso di affermare senza esitazioni che ogni società ha i sogni che si merita. Una società merciforme a bassa intensità politica come la nostra non stupisce che abbia come orizzonte progettuale quello dei cessi. Senza genere, peraltro, questi giovani che quotidianamente scendono in piazza a protestare contro la famiglia vissuta come norma prescrittiva e limitante, sono quelli che poi, probabilmente sfruttati e precarizzati, non potranno nemmeno mai farsi una famiglia. Ed è questa, se vogliamo chiamarla così, l’ennesima forma di trionfo del capitale. Il capolavoro del potere neoliberale sta proprio in questo nel produrre l’intollerabile e poi, insieme a un sol parto, soggetti disposti a tollerarlo, anzi lieti, con ebete euforia, di tollerarlo, pronti a battersi come nell’antro platonico per tutto ciò che determina il loro incatenamento.

Radioattività con Diego Fusaro