Non mi stanco di ripetere da tempo che uno dei compiti portanti del pensiero critico deve stabilmente essere quello della demistificazione dei luoghi comuni e della decostruzione delle verità inerziali che alla prova dei fatti e della ragione pensante non reggono e anzi si sciolgono come neve al sole. A questo riguardo voglio provare insieme a voi a decostruire un pregiudizio durevole che stabilmente viene ribadito dagli ierofanti dell’ordine neoliberale senza frontiere. Ed è il pregiudizio secondo cui combattere il contante significa combattere l’evasione, sicché un mondo finalmente libero dall’evasione sarebbe ipso facto un mondo libero dal denaro contante. Ebbene, si tratta di un pregiudizio vero e proprio.

E lo è anzitutto in ragione del fatto che la massima parte dell’evasione fiscale oggi avviene non grazie al contante, ma a prescindere dal danaro contante. A meno che non si pensi, e sarebbe un grave errore, che gli evasori più importanti, più pericolosi e più numerosi siano i bottegai sotto casa, i piccoli artigiani dei centri urbani, in sostanza il ceto medio borghese, quello che viene puntualmente suppliziato e martoriato dai processi della globalizzazione neoliberale. Noi sappiamo invece che la massima parte dell’evasione avviene tramite il danaro digitale, tramite frodi bancarie, tramite raggiri bancocratici e finanziari. Non parliamo poi di quei gruppi big tech e e-commerce che a norma di legge pagano il 3% di tasse, cosicché possono a tutti gli effetti essere considerati evasori fiscali, riconosciuti e ammessi da parte del potere politico. Quello stesso potere politico che impone una tassazione fino al 70% alle botteghe locali e le chiama pure con il titolo di evasori, e poi al tempo stesso applica una tassazione del 3% ai colossi suddetti.

Non dimentichiamo che il vero obiettivo della lotta contro il contante non è la lotta all’evasione, che altrimenti, per la contraddizione che nol consente, si dovrebbe lottare anzitutto contro la massima evasione, che è quella che passa dai gruppi suddetti e che non usa il contante, bensì la moneta digitale. Detto altrimenti, se l’obiettivo portante fosse la lotta contro l’evasione, bisognerebbe allora rendere impossibile non solo l’uso del contante, ma anche l’uso delle carte digitali. Se, come si dice, il solo modo per combattere l’evasione è combattere lo strumento, cioè il contante, dimostrato che il massimo strumento di evasione è quello della moneta digitale, allora con la stessa potenza giacobina bisognerebbe annullare l’utilizzo delle carte digitali. Ma la verità è un’altra, non detta perché non dicibile. La lotta contro il contante si nobilita con la categoria di lotta all’evasione, ma in realtà il suo obiettivo è un altro. Attualmente le operazioni che effettuate con le carte hanno una micro tassazione, hanno una micro vantaggio per le banche. Ma il giorno in cui il contante non vi fosse più, allora non è così remoto dall’ordine delle cose immaginare che le banche potrebbero, avendo ora il monopolio, iper tassare ogni operazione, magari portando anche ogni singola operazione a un vantaggio del 20 o del 30% per i sistemi bancari.

Insomma, difendere il danaro contante non significa difendere l’evasione: al contrario, significa difendersi dalla voracità senza fine del sistema bancario. Contro l’evasione bisogna essere, certamente, ma è un puro non sequitur quello che dice che chi è contro l’evasione è contro il contante, come abbiamo provato a mostrare poc’anzi.