Questa volta c’è da essere lapidari, brevi e senza esitazioni nel punto di vista. Chi c’era allo stadio Olimpico domenica sera sa perché ha visto e sentito, magari con tutta l’incredulità di quegli istanti, non che prima non si fossero sentite cose vomitevoli da una parte e dall’altra, ma ci sono cose che vanno oltre anche la più acerrima rivalità e oltre il becerume più vergognoso riuscendo a grattare sul fondo della melma degli insulti peggiori.

Il minuto di silenzio che ha preceduto la partita, restando rispettosamente sull’uscio di un dolore, che almeno per quei 60 secondi doveva essere la parola chiave condivisa da tutti, indicibile, inenarrabile e incomprensibile per noi che ne parliamo, era l’occasione ideale per unire e sospendere qualsiasi ostilità. Così non è stato. Ritengo che i primi a sentirsi offesi debbano essere non solo i tifosi napoletani che non possono sentirsi rappresentati da chi in quel momento ha pensato di fare la cosa peggiore di quelle che potesse fare, ma tutti i napoletani in generali.

Al di là della rivalità sfociata in inimicizia anche violenta negli ultimi anni, nessun’altra coppia di città come Roma e Napoli sarebbero fatte per procedere a braccetto con il loro spirito, con quello che è il comune sentire per tante cose, con le loro differenze complementari, con il loro patrimonio artistico che potrebbe sfidare buona parte del mondo. Detto ciò, lasciando da parte la retorica, si censura tutto ciò che è vergognoso da qualsiasi parte provenga. In questa gara in cui non si vince niente, in cui si perde tutti, dentro quel minuto di silenzio c’è stata la manifestazione della voglia di superarsi nella merdosa conquista della palma di chi a tutti costi vuole essere peggiore nel non rispettare anche quel poco che ci sarebbe rimasto da rispettare.

Purtroppo qualcun altro riuscirà ad andare oltre. Quando si è giustamente lesti a segnalare ciò di cui si è vittima, poi bisogna anche riconoscere e prendere le distanze da ciò di cui ci si deve vergognare. Il minuto di silenzio di Roma-Napoli è stato il minuto di silenzio interpretato nella maniera più vergognosa che noi ricordiamo. Se qualcuno è idiota nei tuoi confronti non devi essere più idiota di lui. Casomai devi sforzarti di essere migliore. Si è persa una grandissima occasione l’altra sera, e ovviamente si perde sempre quando si intonano certi cori su tragedie che affondano radici nei secoli passati. C’è stata la capacità di andare anche oltre e di farci vergognare tutti. All’Olimpico è accaduto persino questo. Chi è colpevole non sa nemmeno di esserlo, perché probabilmente non ci si sente, però tutti gli altri devono stigmatizzarlo e dire: “Tu in questo momento non mi rappresentavi come tifoso della stessa squadra“. Quel minuto di silenzio, al pari della tragedia che sottolineava, resterà indelebile nella nostra memoria.