Una strana serata, un avversario a tratti sontuoso e a un certo punto distratto; una serie di episodi da cavalcare proprio quando il rubinetto delle speranze aveva smesso di gocciolare.

Sotto il soffio dell’Atlantico, alla fine, si spegne anche l’ultimo lumicino per mantenere viva la prosecuzione del cammino in Champions; la differenza reti mantiene invece viva la possibilità di scendere in Europa League, per la Juventus che continua ad attraversare questo Gruppo H come un terreno minato; minato innanzitutto dalle tante incertezze bianconere, oltre che da una serie di episodi che puniscono Madama anche un po’ oltre i suoi demeriti.

Al termine del primo tempo Rabiot e compagni erano chiamati ad azzerare le disattenzioni e al tempo stesso a dare senso alla produzione offensiva che in ogni caso c’era stata. Invece al sesto giro di lancetta arriva lo scavetto di Rafa Silva che comincia a tramutare il tabellino da pesante in umiliante. Il prosieguo, a quel punto, comincia ad assomigliare a uno stillicidio di manifesta impotenza, con Allegri che nei primi piani appare difficilmente distinguibile dal Letta post – elettorale.
Quando Bonucci esce, si ha la sensazione della deposizione, forse tardiva, di uno scettro.

Stupendo il gol di Milik – inserimento ancora una volta tardivo? – ma come un lampo col rischio che torni il buio, mentre il Benfica aveva nel frattempo rilassato il ritmo di un fraseggio persino troppo ricco di ricami.
A undici minuti dalla fine del tempo regolamentare, comincia improvvisamente un’altra partita, grazie al quattro a tre di McKennie al termine di un’azione insistita.

Due fasi difensive a quel punto sovraesposte alle rispettive sbavature, subentri che scompaginano i contenuti, a cominciare dalla coppia Iling – Soulé; un palo di Rafa Silva è una serie di pericoli portati dalla Juve in un’area portoghese invasa dal panico.

Alla fine al Benfica basta la dote accumulata per due terzi di gara; la Signora invece, nuda per circa un’ora, trova il modo perlomeno di coprirsi, col lenzuolo di una prestazione ritrovata nel momento più buio.

Paolo Marcacci