A 86 anni, Silvio Berlusconi continua a far parlare di sé. Stavolta a tenere banco sono alcuni audio diffusi dall’agenzia di stampa Lapresse, che rivelano alcune dichiarazioni del Caimano sulla guerra in Ucraina e, in particolare, suoi suoi rapporti con Putin. Il terremoto che ne è derivato è tale da far vacillare la tenuta di un Governo che ancora non si è ufficialmente formato. Ad affrontare il tema spinoso è il filosofo Paolo Becchi.

“Non sono nella mente di Berlusconi, ma d’altronde è lo stesso che nel 2014 o nel 2015 incontrò Putin in Crimea, legittimando il fatto che questa fosse diventata russa, e per questo il Governo di Kiev lo considerò per qualche anno ‘persona non gradita’. Quindi la domanda è: perché Berlusconi sta dicendo queste cose proprio adesso, quando in realtà si sapevano da tempo? E’ abbastanza noto che i rapporti con Putin si fossero interrotti, ma è altrettanto noto che abbia sempre avuto questo legame particolare con lui; è possibile che dopo un lungo silenzio, il Presidente russo si sia fatto nuovamente vivo”.

Ma in tutto ciò, perché questo accanimento nei confronti di Berlusconi? “Perché ha rotto un tabù: il tabù sul quale si costruisce questo Governo, bisogna dirlo, è che sul problema della guerra non si discute, la linea è quella di appoggiare fedelmente la NATO, Zelensky e continuare con le sanzioni e le armi. E’ un tabù che prima o poi doveva essere violato, e avendolo violato Berlusconi, se la prendono tutti con lui. Dicendo che Putin volesse la pace, Berlusconi ha detto la verità, ma la verità è diventata rivoluzionaria.