Con l’annus orribilis del 1989 e la fine del sogno di poter essere altrimenti rispetto al mondo reificato, le élite capitalistiche occidentali non necessitavano più di una classe media borghese che le tutelasse e le appoggiasse contro il pericolo rappresentato dai comunisti. Gli stessi che per altro in Europa si erano vergognosamente riciclati in guardie fucsia del capitale e in ‘mercenariato’ atlantista. Sulla vicenda tragicomica delle sinistre passate dal glorioso Gramsci e dalla falce e il martello al risibile fucsia e arcobaleno dei capricci di consumo individualistici non intendo in questa sede dilungarmi anche se si tratta di un passaggio davvero epocale.

Dopo il 1989 il ceto medio cessa di essere un nucleo decisivo del capitalismo, viene gradualmente declassato insieme alle classi lavoratrici cosicché il capitale passa ad aggredire non solo le classi lavoratrici il proletariato ma anche i ceti medi, nel frattempo precipitati nell’abisso come classe dominata. È questo in effetti il punto decisivo, la novitas fondamentale per capire il conflitto di classe dall’alto dopo il 1989 non più proletariato vs borghesia bensì aristocrazia finanziaria in alto e, in basso, unite come classi dominate, i ceti medi borghesi e la classe proletaria vecchia maniera che vanno a costituire oggi un nuovo polo che altra sede ho definito ‘del precariato’.

Nel periodo storico compreso tra il 1917 e il 1991 i ceti medi dei paesi capitalistici, quindi del nostro Occidente, erano la base sociale dell’opposizione elettorale, politica e culturale al socialismo e al comunismo. Le élite capitalistica aveva bisogno dei ceti medi perché solo grazie ad essi poteva esercitare la propria egemonia contro il pericolo comunista. Dopo il 1982, il capitalismo non ha più alcun bisogno dei ceti medi, il comunismo resta sepolto sotto le macerie del muro di Berlino e quindi si può sviluppare quella che è stata definita la rivolta delle élite ossia la controrivoluzione finanziaria di un capitale che, disinibito e senza più concorrenti, può passare all’attacco e riprendersi tutto. E lo fa aggredendo non solo come dicevo le classi lavoratrici già bersagliate ma anche i ceti medi che, da quel momento, diventano oggetto privilegiato di attacchi spietati da parte del capitale finanziario.

Si produce dunque (questa l’essenza del nostro tempo) la ‘plebeizzazione’ post moderna di massa. La plebe post moderna, post borghese e proletaria, è il prodotto della dissoluzione di un’identità storica: quel del proletariato e quella della classe borghese. Il proletariato aveva una sua coscienza di classe antagonistica e la classe media borghese aveva una sua coscienza infelice in nome di valori come la famiglia e la patria a non piegarsi integralmente alla mercificazione e al consumismo. Ebbene, la nuova plebe post moderna di massa si caratterizza per essere priva tanto della coscienza oppositiva proletaria, tanto di quella infelice borghese. Anzi, una classe remissiva che vive nell’incoscienza felice. Ciò rende possibile comprendere quel che sta davvero avvenendo, così si spiega infatti il perché della feroce aggressione che le élite finanziarie stanno conducendo contro il ceto medio, oltre che contro le classi lavoratrici. Così si spiega effettivamente perché, dietro quello che vengono chiamate pudicamente crisi si nasconde in realtà un rivoluzionamento gestito e preordinato dall’alto dei gruppi finanziari che vanno spietatamente a colpire non solo il proletariato ma anche i ceti medi.

Aveva ragione davvero Marx, il capitalismo sta producendo una società piramidale: con in alto uno sparuto gruppo di oligarchi cinici e senza coscienza infelice e con in basso una plebe post moderna di massa che subisce tutto in silenzio e vive quotidianamente una miseria crescente. Sì perché il capitale produce non solo l’intollerabile ma anche soggetti disposti a tollerarlo, tale è l’essenza della nuova plebe post moderna di massa.

Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro