Sono tante ormai le formazioni politiche che si stanno affacciando sulla scena per tentare di cambiare le cose o, semplicemente, per provare a ottenere qualche poltroncina. In questo mare magnum che ci avvicina con fatica alle elezioni di settembre, è sempre più difficile distinguere il vero dal falso, il buono dal cattivo, il giusto dall’ingiusto. E Fabio Duranti questo lo sa bene, tanto da aver fatto una scelta: “Ormai è un teatro: tutto quello che ruota intorno alla comunicazione è finto. Però in questo momento è anche fuori luogo criticare perché probabilmente le persone sono in preda a una specie di follia collettiva generale, per cui alcuni pensano di essere i grandi salvatori o le crocerossine del mondo. Noi abbiamo deciso di dare rilevanza a quelle poche formazioni che, al netto del sistema della raccolta firme, hanno una possibilità di fare qualcosa. L’unica discriminazione che faremo, anche all’interno di queste formazioni, riguarderà le persone che insultano gli altri: quella gente non avrà mai spazio, tutti gli altri sì”.

Come difenderci, dunque? “In questo mondo transumanista, è ovvio che bisogna stare molto attenti, basti pensare al tiro al piccione che stanno facendo contro Giorgia Meloni, che probabilmente è quella che vincerà queste elezioni. D’altronde è chiaro che quando non puoi prevedere il futuro, lo organizzi. La Storia ci insegna che tutto questo ha sempre funzionato, ma ci dice anche che a volte queste persone sono inciampate. E la tecnologia da una parte può dare una mano, ma dall’altra può toglierla. Gli stolti hanno sempre pensato ‘eh, ma oggi è diverso perché ho gli strumenti per diventare il padrone del mondo’; in realtà non è così perché è vero che c’è sempre un progresso nella Storia, ma questo progresso aiuta gli uni e gli altri: per esempio, con la capacità che abbiamo oggi di assorbire informazioni, la nostra evoluzione ci permette anche di difenderci. Molte persone oggi hanno capito il grande inganno, per esempio quello dei ‘farmaci miracolosi’, di tutte le morti improvvise con cui entriamo in contatto. Quantomeno iniziano a dubitare. In ogni caso, però, non bisogna usare neanche il complottismo sfrenato: gli studiosi che lavorano ci sono, lasciamoli lavorare”.