“Non poteva essere più azzeccata la frase con la quale ha “abbracciato” i tifosi, perché è un concetto che il giocatore e il suo nuovo pubblico si scambiano a vicenda: – È un privilegio essere qui. –


È finita così com’era cominciata, la giornata di Paulo Dybala: con un sorriso venato d’emozione; lo testimoniano le sue parole che non hanno mai dato la sensazione dell’ovvietà, come accade spesso in queste occasioni. Non nella conferenza del primo pomeriggio né tantomeno durante il bagno di folla del Colosseo Quadrato.

Innanzitutto ci piace sottolineare un aspetto strettamente linguistico: Dybala si è espresso con un linguaggio pulito e non casuale, cercando le sfumature adatte, di risposta in risposta, per far comprendere bene quali fattori abbiano pesato alla fine nella scelta sua e del suo entourage. Un passaggio, in particolare, va isolato, perché rende merito a una specifica operatività dirigenziale: quello in cui il nuovo numero 21 della Roma dice che tutto si è compiuto quando il Direttore, ovvero Tiago Pinto, è salito a Torino. Dedicato a chi dice che la Roma per l’argentino è stata un ripiego.

Tanta Juventus, nelle domande, come era forse comprensibile; qualche digressione a effetto per cercare il titolo; le prime richieste di assunzione di responsabilità a proposito di obiettivi. Sempre intelligenti le risposte, ponderate e, diremmo, anche pazienti circa l’esposizione dei contenuti.

La sera, tra giochi di luce e fumogeni giallorossi che ammorbidivano gli angoli del monumento contemporaneo, stemperando nella passione l’austerità dell’impronta architettonica dell’EUR, Dybala ha definitivamente imparato cosa sia la Roma, intesa come patrimonio sentimentale, storico, culturale. Non poteva essere più azzeccata la frase con la quale ha “abbracciato” i tifosi, perché è un concetto che il giocatore e il suo nuovo pubblico si scambiano a vicenda: – È un privilegio essere qui. –

Paolo Marcacci