La Cina continua a rimanere fedele alla strategia “Tolleranza zero-Covid” intrapresa a inizio 2020.

Mentre quasi tutti i paesi al mondo hanno scelto la strada della convivenza con il virus e delle riaperture – favorendo la ripresa della propria economia e il ripristino le libertà personali – in Cina ogni volta che si scatena un focolaio di coronavirus, anche piccolo, le autorità mettono in lockdown l’intera area (grande o meno che sia).

Nonostante i contagi siano in calo il Dragone non è ancora intenzionato ad abbandonare la linea rigida di contenimento del virus.
L’economia ne sta già pagando il prezzo: secondo alcuni economisti i lockdown hanno già causato un perdita alla Cina di 2.700 miliardi di dollari. In assenza di un allentamento, l’anno in corso potrebbe risultare persino peggiore del 2020.

La cortina di fumo creata dal governo cinese non mostra agli occhi del mondo la verità. Non mostra la sofferenza e gli enormi problemi di una popolazione messa in ginocchio dalle restrizioni.

Le persone attualmente sottoposte a lockdown nel paese sono stimate intorno a circa 400 milioni. La “zelante” attuazione delle misure da parte dei funzionari locali ha provocato un’ondata di sdegno. Nelle città è esplosa la collera quando le autorità locali hanno cercato di sigillare le porte d’ingresso delle abitazioni per costringere gli abitanti nei loro appartamenti (per esempio a Shangai).

Anche se confinati, i cittadini cinesi riescono comunque a condividere le proprie esperienze online, come in questo caso, tramite i social.

Nel video reperito su Tik Tok e divenuto virale in poche ore si vede la “polizia” – così si identifica l’intruso – sfondare la porta di un’abitazione per prelevare la cittadina (probabilmente un caso positivo) e portarla in isolamento in appositi centri attrezzati.