Gli ucraini Kalush Orchestra hanno vinto l’Eurovision Song Contest 2022. Ovviamente, mi permetto di aggiungere, l’Ucraina ha vinto l’Eurovision come da copione. Ci saremo invero stupiti se ciò non fosse accaduto. Nessun dubbio del resto che la società dello spettacolo sia un grande e immenso palcoscenico, sul quale i rapporti di forza dominanti si esibiscono e si mutano spettacolo, con un unico obiettivo: colonizzare l’immaginario delle masse, facendo sì che essi adorino le proprie catene e siano (proprio come nell’antro di Platone) disposte a combattersi unicamente in difesa delle catene stesse, che le tengono vincolate nel fondo caliginoso dell’antro.

Nulla davvero è cambiato, se non in peggio, rispetto al tempo in cui Debord scriveva della società dello spettacolo, in particolare scriveva che lo spettacolo è un rapporto di forza mediato e giustificato da immagini. Più precisamente, scriveva Debord, lo spettacolo è un enorme passività indiscutibile e inaccessibile. Qualcosa che viene presentato e fatto cadere dall’alto, come se fosse una positività appunto. Dato, deve essere semplicemente accettato perché è inaccessibile e indiscutibile, è una descrizione obiettiva della realtà che chiede solamente di essere accettata dall’Homo videns che deve accettare e subire.

Lo spettacolo, scriveva ancora Guy Debord, è incardinato sull’accettazione passiva, sul monopolio di ciò che appare. Variando la grande grammatica hegeliana potremo dire che il vero è l’apparente, solo ciò che appare è vero e per definizione, ciò che non appare, non esiste.

Nel caso specifico dell’Eurovision e della vittoria davvero non difficile da prevedere dell’Ucraina, lo spettacolo serve a rinsaldare il consenso di massa. Il consenso verso l’Ucraina e quindi, questo è il punto, verso l’imperialismo statunitense che non si nasconde (neanche troppo) dietro all’Ucraina, impiegata a mo’ di bastone contro la Russia. Secondo la pregnante impressione a suo tempo impiegata di Giulietto Chiesa.

Abbiamo dunque a che fare con un potentissimo fattore ideologico che utilizza lo spettacolo per manipolare le masse tecno-narcotizzate e teledipendenti, le quali masse sono davvero persuase della fumettista e caricaturale narrazione manichea. Quella narrazione in grazie della quale da un lato c’è la perfida Russia di Putin, colpevole di ogni male e dall’altro c’è la santa civiltà del bene, il regno di Dio, la civiltà del dollaro che esporta pace e benessere nel mondo intero. Secondo suddetta narrazione fumettistica, ribadita continuamente dallo spettacolo, la guerra che la civiltà del dollaro fa, è ogni volta una santa missione di pace volta a far trionfare il bene sul pianeta terra.

Qualcuno una volta disse che l’Occidente è l’impero delle bugie. Costui non aveva affatto torto. Non si trascuri inoltre che il guitto Zelensky, secondo quanto riportato da Repubblica, l’anno prossimo vorrebbe che l’Ucraina fosse il paese che ospita l’Eurovision: “Faremo del nostro meglio per farlo a Mariupol, libera, pacifica e ricostruita”. Ha detto il guitto Zelensky, attore Nato, con la N maiuscola. Insomma un’intervista surreale, immaginatela in questo modo.

Cosa sogna, Presidente guitto, per il futuro del suo paese? “Sogno di ospitare l’Eurovision”. Ecco, credo che nulla sia da aggiungere, lo spettacolo ovunque domina e ovunque produce una sorta di soporifera narrazione che i più accettano acriticamente.

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