La Roma batte il Leicester e dopo 31 anni ritrova una finale europea; ci ha messo lo zampino Abraham per rendere magica la serata dell’Olimpico: testa già a mercoledì 25 maggio, fischio d’inizio alle 21.00, destinazione Tirana, obiettivo Conference. Ma c’è il Feyenoord da battere.
L’analisi di Luigi Ferrajolo ‘A Botta Calda’
“Ho sofferto e contato i secondi fino alla fine, come credo tutti voi. Io credo che una squadra che dopo 31 anni va in una finale europea va soltanto applaudita. Contravvenendo alle mie abitudini non farò neanche molte censure sul gioco e su come è andata la partita: una squadra che va in finale vuol dire che ha onorato tutto il torneo. La squadra ha avuto anche delle difficoltà, ma le ha superate con un temperamento e un’abnegazione notevoli.
Non è casuale che la Roma torni in una finale europea dopo 31 anni con un allenatore che si chiama Mourinho, questo va detto perché i meriti vanno dati.
Adesso non so se la Roma sarà in grado di vincere questa finale, però dobbiamo già esserle grati perché ci ha dato questa serata e consente a questa città di rivivere una finale europea.
Non vorrei sentire fino al 25 maggio che questa è la terza coppa e che vale poco, sono discorsi da imbecilli. Questa è una coppa che vale nel senso che chi ha partecipato cercava di vincerla. Il fatto che la Roma vada fino in fondo e possa vincerla rappresenta un merito che non si può disconoscere.
Nella serata in particolare va fatto un monumento a Tammy Abraham, non solo perché è stato decisivo ma per lo spirito che ha rappresentato all’interno della squadra, ha dato tutto fino alla fine.
Si sono poi confermati altri due pilastri: Zalewski e Smalling, decisivo ancora una volta. Stasera però niente pagelle, perché tutta la squadra di Mourinho ha meritato la finale contro il Feyenoord. A proposito, si tratta di una squadra nobile, con grande dignità: non sarà la finale di una coppetta”.