Il Senato ha approvato nella giornata di ieri il Ddl numero 2562 di conversione del decreto-legge 25 febbraio n. 14, recante “disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina”.
In concreto è prevista, tra le diverse misure, “la partecipazione di personale militare italiano al potenziamento di dispositivi della NATO sul fianco Est dell’Alleanza fino al 30 settembre 2022”, oltre all’amento delle spese militari al 2% del PIL.
In dissenso dalla maggioranza il Senatore e fondatore di Italexit Gianluigi Paragone ha parlato così.

“Signor Presidente, da una parte c’è il Paese aggressore e, dall’altra, il Paese aggredito ed è un fatto.

Poi c’è un altro fatto: al primo inviamo soldi freschi ogni giorno come controprestazione per la vendita quotidiana di quel 40 per cento di gas che ci serve. Al secondo mandiamo armi per resistere all’offensiva russa alimentata con i soldi che diamo ai russi perché compriamo il gas russo. Ve ne siete resi conto?

Se davvero fosse trasparente e coerente, il Governo dovrebbe interrompere l’acquisto del gas russo ora e adesso, ma non lo può fare, perché negli ultimi decenni con #Putin abbiamo fatto affari noi, la Germania e l’Europa. Questo è un fatto.

Dite che volete la pace. Bene: se i fatti stanno in questi termini essenziali, non c’è altro modus operandi che insistere con il tavolo di mediazione ed essere credibili; che sia un tavolo che escluda l’invio delle armi, che la maggioranza degli italiani respinge, gli stessi italiani che aprono le porte di casa ai profughi, ma che restano fuori dalla vostra protezione in tema di caro-vita, caro-benzina e caro-energia; un tavolo che escluda parole come killer e macellaio e che, finché si media, escluda anche i tribunali per crimini di guerra e la possibilità di rovesciare un Presidente che ancora gode del massimo consenso nel suo Paese.

La mediazione porterà alla pace possibile, non a quella assoluta. E in questa pace possibile Putin non potrà uscire come uno sconfitto, a meno che non pensiate di eliminarlo politicamente o fisicamente con una guerra lunga, violenta e imprevedibile.

Se volete far uscire gli ucraini della guerra, ogni minuto dev’essere pensato su quale mediazione. Se non volete allargare la guerra in Europa, quella indicata nel cosiddetto decreto Ucraina non è la strada giusta. Non è dando armi all’Ucraina o accelerando sull’esercito comune europeo (di cui non si è mai parlato in un dibattito democratico) che arriveremo alla pace possibile. Così si alimenta lo scontro. E se lo scontro non si fermerà, allora i nostri figli – a cui avete raccontato l’Europa della pace – saranno costretti a indossare un’uniforme e imbracciare quelle armi il cui traffico ingrassa il PIL mondiale.

Diceva Gaber: «Mi fa male chi dice che gli fa male chi muore e fa finta di niente sul traffico di armi, che è uno dei pilastri su cui si basa il nostro amato benessere».

Se volete allargare il conflitto e portarlo in Europa, non lo farete con il voto di Italexit per l’Italia-Partito Valore Umano”.