Pochi istanti dopo la vittoria dello storico primo scudetto del Napoli, sul terreno dello Stadio San Paolo, Giampiero Galeazzi affiancò Ottavio Bianchi: stava per dare il via ad uno dei servizi giornalistici (non solo di carattere sportivo) più grandi di sempre.

La prima domanda che il giornalista romano pose al tecnico fu esattamente questa: “Quando hai capito di avere vinto lo scudetto con questa squadra ?”

Probabilmente qualsiasi altro allenatore in quella circostanza e in quell’incredibile contesto avrebbe dato la risposta più classica, e più scontata: “Solo ora che l’arbitro ha fischiato”.

Ma Ottavio Bianchi no. Lui è sempre stato un personaggio diverso. Lui fu in grado di mantenere la lucidità e di rispondere, con il suo inconfondibile aplombe, nel seguente modo:

“Penso dopo la vittoria di Bergamo”, riferendosi a una partita disputata addirittura due mesi prima e che in realtà, in quel momento, aveva certamente il sapore di una grande vittoria ma non di una partita decisiva.

Ebbene, mi permetto di suggerire a Luciano Spalletti, nell’eventualità che possa ricevere tra una quarantina di giorni la stessa domanda (lascio spazio a qualsiasi scongiuro agli scaramantici tifosi partenopei), di rispondere esattamente nella stessa maniera:

“Penso dopo la vittoria di Bergamo”, riferendosi quindi al successo ottenuto oggi dalla sua squadra sul difficilissimo terreno dell’Atalanta, con una squadra in piena emergenza (come invero già capitato svariate volte in stagione).

Non vincere la partita avrebbe significato un potenziale -5 o -6 che avrebbe praticamente affossato le speranze tricolori degli azzurri mentre invece, seppur solo temporaneamente, i partenopei hanno agganciato la vetta della classifica in attesa della partita del MILAN di domani contro il Bologna.

Il trionfo di oggi ha però un sapore diverso da tutti quelli precedenti non soltanto per questioni matematiche, ma ancor di più per questioni psicologiche e tecniche.

Dal punto di vista mental perché questo successo dimostra al Napoli (e anche agli avversari) che i partenopei hanno DAVVERO le capacità di vincere tutte le partite rimanenti della stagione.

Dal punto di vista di puro campo perché il Napoli ha dimostrato di avere una squadra fortissima, non solo nei pluricelebrati Koulibaly, Osimhen, Fabian Ruiz, Zielinski, ecc, ma anche e forse soprattutto, negli altri giocatori.

Scriverò una cosa che forse non si ha troppo il coraggio di sentire dire in giro ma che è probabilmente la verità: il miglior giocatore dell’intera Serie A è Stanislav Lobotka, lontanissimo parente di quello che si era visto sotto la gestione Gattuso e che, anche quest’oggi, ha dato la sensazione che con lui in campo la squadra giochi in 12.

Ma straordinari si stanno rivelando anche giocatori che di certo non hanno mai riscaldato il cuore dei tifosi, come Mario Rui e Juan Jesus (autori oggi di dure prestazioni eccezionali) o di giocatori visti solo come potenziali buoni elementi (come Anguissa ed Elmas) e invece quasi sempre decisivi. Davvero da buon ultimo, oggi si è rivelato al calcio italiano Alessandro Zanoli, al debutto da titolare in Serie A… in una sfida così delicata… giocata, senza tema di smentita, da migliore in campo.

La strada è ancora lunga. Il campionato ancora incertissimo. Ma probabilmente non ci dimenticheremo di questa giornata.

Vittorio de Gaetano