La via di uscita dal mercato energetico russo si preannuncia impervia, forse anche pericolosa. Il Governo italiano sta predisponendo un “piano dettagliato che sarà presentato al Paese entro un paio di settimane”, come annunciato dal Premier Mario Draghi a margine del Consiglio europeo. Per ridurre la dipendenza dal gas russo è prevista anche la realizzazione di nuovi rigassificatori: “La disposizione che è stata data l’altro ieri a Cingolani e trasmessa alla Snam – ha confermato Draghi – è di acquistare altri due rigassificatori, sono navi galleggianti e non sul terreno per i quali ci vorrebbe più tempo”. Impianti che andrebbero ad aggiungersi ai tre già presenti sul territorio italiano.

Si tratta, in breve, di infrastrutture che permettono il passaggio di stato da liquido a gassoso. Operazione che risulta necessaria in assenza di gasdotti e con il trasporto attraverso metaniere, dove il prodotto deve essere prima trasformato in gas naturale liquefatto (Gnl). Una volta arrivato nel rigassificatore, avviene un processo di riscaldamento all’interno di un vaporizzatore. Infine la sostanza nuovamente in forma aeriforme può essere distribuita nelle case e impiegato dalle centrali elettriche per la produzione di energia.

In questa serie di passaggi, il margine di rischio non è affatto residuale. Anzi, da alcuni esperti è vista come una struttura pericolosa per gli effetti devastanti che potrebbe scatenare. Ne ha parlato in diretta il professor Enrico Michetti, ospite in studio del direttore Ilario Di Giovambattista.