Vlahovic. Non altro. Il gol del serbo risolve gli affanni della Juventus in chiara involuzione rispetto all’ultima prova contro il Verona. La spiegazione sta nelle scelte estrose di Allegri che ha cambiato idee e formazione rispetto agli annunci di vigilia, fuori Morata, fuori Locatelli dunque una squadra diversa con Vlahovic solo e solitario in attacco e Dybala, autore del gol di avvio, poi ridotto a giocoliere in mezzo al campo e mai più pericoloso nei sedici finali. L’elucubrazione tattica di Allegri ha creato confusione in mezzo al campo là dove Arthur ha giocato con ordine ma senza prendere in mano la gestione, Zakaria è sembrato incasinato e sarà così per altre volte essendo, lo svizzero, un recuperatore di palloni e non altro, Cuadrado ha accentuato il caos e così si spiega il primo tempo noioso, annoiato, al ritmo lentissimo della Juventus di contro al Sassuolo che ha impegnato tre volte Perin, il migliore della Juventus, per trovare il pari con Traorè, il quale, nella ripresa ha reagito con sgarbo alla sostituzione, evitando l’abbraccio di Dionisi che lo aveva richiamato perché ammonito.

Il secondo tempo della Juventus è stato più tonico quando al sessantesimo e mai prima, secondo usi e costumi di Allegri, sono entrati Morata per De Sciglio e Locatelli per Zakaria mentre sono rimasti in panchina le cosiddette speranze juventine, Aké, Kaio Jorge e Soule che non giocano se non in caso di strage. Due pali e un paio di occasioni bruciate all’ultimo metro hanno ribadito il merito della Juventus mentre il Sassuolo si è lentamente spento mai più andando alla conclusione e limitandosi a un tikitaka improduttivo. Il gol finale di Vlahovic è arrivato nel momento in cui si pensava ai supplementari, il serbo ha preparato la tavola per le due semifìnali contro la Fiorentina, sembra un romanzo scritto da un grande autore. Appunto Dusan Vlahovic.

Tony Damascelli