Nessuna retorica viene usata per combattere il vero muro invisibile che separa l’accesso alle ricchezze speculative non dovute ad un sistema di banche private che finanzia, dopo la cessione monetaria, gli Stati.

Dove le manodopera diventa abbondante per effetti di flussi migratori, si attua la deflazione salariale, la perdita dei diritti sociali, la precarizzazione del lavoro, definiti nella retorica neoliberisti “flessibilità salariale”. Le strade delle nostre città sono piene di questa flessibilità garantita ai portatori di alimenti a domicilio, forniti di un motorino ma non di un regolare contratto a tempo indeterminato.

Stiamo dicendo che avere perso la sovranità monetaria da parte degli Stati e aver creato un sistema in cui gli Stati si devono indebitare nei confronti dei privati per finanziarsi, ha portato una situazione economica che crea maggiore disparità economica tra ricchi e poveri. I ricchi si arricchiscono sul lavoro attraverso l’impiego del capitale.

Il modello dell’economia capitalista serve a questo: capitale, interesse montante, capitale. Io parlo di economia umanistica perché credo si debba tornare a parlare dell’interesse umano. È una rivoluzione culturale. Ho creato un gruppo Telegram in cui ci sono ormai 13 mila persone che tutti i giorni parlano di solo questo argomento: l’economia umanistica. È un fatto di giustizia non solo di efficienza.

Se noi pensiamo che dare posti di lavoro sia fornire dei motorini per andare a consegnare dei pasti noi non stiamo affrontando in modo serio e strutturale l’esigenza fondamentale degli essere umani di avere una vita degna e decorosa. È un problema morale prima che economico, è un problema di modello di società, di garanzia e tutela del lavoro. Purtroppo stiamo parlando solo di efficienza e non di equità. Per questo serve l’economia umanistica.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi