Torna a riaccendere il dibattito il tema delle autopsie negate nella prima fase dell’emergenza Covid, quando le indicazioni del Ministero della Salute raccomandavano fortemente di non farle. Uno dei punti che continua a far discutere in merito alla gestione della pandemia da parte degli organi di Governo. Quelle mancate procedure hanno di fatto impedito una più rapida comprensione della malattia da parte degli esperti, che si è tradotta in una maggiore perdita di vite umane.

La vicenda è stata riportata alla luce dalla virologa Maria Rita Gismondo in occasione di un intervento ad Atreju 2021, la kermesse organizzata da Fratelli d’Italia. “Ci è stato proibito” ha denunciato la dottoressa, citando la circolare ministeriale che sconsigliava fortemente questo tipo di azione. Il passaggio di Gismondo è diventato presto virale sul web ed è stato poi oggetto di un cosiddetto fact-checking per mano della testata Open. Etichettata come disinformazione, la versione della direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica dell’ospedale Sacco di Milano è stata oggetto di un presunta operazione verità dal titolo “Le autopsie sui morti Covid erano proibite? Lo afferma la virologa Gismondo, ma non risulta”.

La Prof.ssa Gismondo ha controbattuto in diretta all’articolo liquidandolo al grado di “facezia, voler davvero riempire pagine senza nessuna motivazione seria”. Ecco l’intervista andata in onda a Lavori in Corso, con Stefano Molinari insieme a Fabio Duranti.

Le autopsie proibite

“Io credo che si è detto tutto quello che si doveva dire. Le altre cose sono chiacchiere per riempire i giornali o il web. Dopo un lungo periodo di quasi assenza dai media mi sono riaffacciata perché c’erano degli argomenti nuovi per i quali mi ha fatto piacere esporre il mio punto di vista. Penso che adesso tornerò in silenzio a lavorare.

Mi sembrano veramente delle facezie, non so… Voler davvero riempire pagine senza nessuna motivazione seria. Io ho sempre detto che di fatto ci hanno proibito di fare le autopsie. Il Ministero mi dice che è fortemente raccomandato di non farle. Nella stessa circolare c’è scritto che innanzitutto è sconsigliato farle durante il periodo di emergenza (non si capisce perché) e poi se proprio si devono fare si devono chiedere autorizzazioni a tutta una serie di istituzioni. Allora, non cerchiamo di essere veramente ipocriti a tutti i costi. Se un Ministero mi dice che me lo sconsiglia fortemente, io devo attenermi al consiglio del Ministero. Di fatto sono delle indicazioni. Voler disquisire su questo non è giornalismo”.

I dubbi sui vaccini

“Il dubbio è assolutamente fondamentale. Purtroppo ci sono state, probabilmente con l’obiettivo di non creare confusione, una serie di dichiarazioni dogmatiche che poi la scienza necessariamente doveva smentire. Abbiamo usato e stiamo usando dei vaccini che proprio perché siamo in emergenza abbiamo usato frettolosamente. Ma grazie al cielo perché adesso possiamo dire che ci stanno evitando migliaia di morti. All’inizio non sapevamo cosa fossero: nuove tecniche, nuove metodiche. Insomma, anche io all’inizio sono stata molto titubante.

Ma quante volte abbiamo dovuto raddrizzare il tiro anche sulle vaccinazioni. Non l’ho sentito nelle televisioni italiane, ma adesso in Francia Moderna è stato non indicato, vietato da somministrare al di sotto dei 30 anni perché pare dia un numero significativo di endocarditi nei giovani. Allora, non è che non vale più Moderna o che si sono dette bugie, è che ci arricchiamo di dati tutti i giorni. E la scienza è modestia, oltre che dubbio”.

Quarta dose da rinnovare

“Quarta dose: dovremmo farla con un vaccino nuovo. Noi ci stiamo vaccinando con il virus di Wuhan, che sappiamo essere fortemente mutato. Io voglio un vaccino aggiornato, perché se mi funziona al 40-50% è come tirare una monetina. Io voglio un vaccino rinnovato. Un vaccino con Delta e con Omicron. Allora sì che vado a farmelo in maniera entusiasta. Ma rifarmi un vaccino vecchio, insomma ci penserei due volte”.