Il 4 agosto 2021 il Ministero della Salute ha diramato una circolare dal titolo “Certificazioni esenzione alla vaccinazione anti-COVID-19”, nella quale vengono appunto regolamentate le condizioni di chi, per motivazioni di salute, non ha potuto sottoporsi al vaccino anti Covid-19. In tale circolare si parla inoltre dei test sierologici, sconsigliandone di fatto l’effettuazione ai fini della valutazione sull’effettuare o meno il vaccino. Come si legge nella nota: “Si ribadisce infine che l’esecuzione di test sierologici, volti a individuare la risposta anticorpale nei confronti del virus, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale e per tale motivo la presenza di un titolo anticorpale non può di per sé essere considerata, al momento, alternativa al completamento del ciclo vaccinale”.

Al contrario, come spiega l’avvocato Mauro Sandri in diretta a ‘Un Giorno Speciale’, la sperimentazione del vaccino – come è stato reso noto dalle case farmaceutiche – avrebbe utilizzato proprio tali test sierologici per dimostrare la validità delle vaccinazioni, che porterebbero dunque alla formazione di anticorpi. Si tratta allora di una contraddizione che fa sorgere spontanea una domanda: i test sierologici funzionano o meno? Perché, se il Governo li sconsiglia e li ritiene inaffidabili, allo stesso tempo vengono portati come prova per dimostrare l’efficacia dei vaccini stessi?
Le parole del giurista in diretta con Fabio Duranti.

“L’elemento normativo è la circolare del 4 agosto 2021 del Ministero della Salute che si muove sul solco della famigerata circolare dell’anno scorso che disincentivava l’effettuazione delle autopsie. Questa circolare ribadisce che l’effettuazione di test sierologici, non è raccomandata ai fini del processo vaccinale. Per tale motivo la presenza di un titolo anticorpale non può essere considerata al pari del ciclo vaccinale. Quindi dicono che non sono utili. Il ministero della salute dice che è inutile fare i test anticorpali. La sperimentazione dice che la prova del vaccino che funziona sta nel fatto che gli anticorpali aumentano dopo il vaccino. Quindi, fateci capire. È l’unico criterio che vale, quindi perché prima non vale? Perché non si vuole capire qual è lo stato effettivo di questi anticorpali, e si vuole effettuare la vaccinazione a prescindere dalla presenza degli anticorpali? Siamo di fronte ad una contraddizione che come giurista io sottolineo.

Mi permetto di dare uno spunto ulteriore che a mio parere dovrebbe essere approfondito con un immunologo. Perché non ci viene messo a disposizione un esame per capire se abbiamo già gli anticorpi? Questo esame esiste e dovrebbe essere fatto sui linfociti T ma quando viene richiesto si ha immediatamente un diniego da parte dei laboratori. Quindi non si vuole indagare lo stato di salute preventivo alla vaccinazione, che determina dunque tantissimi degli effetti avversi che si stanno verificando e che producono situazioni di grave allarme. Esiste un mezzo che è questo test del linfocita T ma non viene svolto. Ritengo che questo sia un elemento che vada valutato. Perché non si vuole approfondire la vera necessità della vaccinazione? Stiamo parlando di una situazione legata al diritto alla salute.

È un problema di diritto alla salute. Vale a dire: io come cittadino ho la necessità assoluta che il sistema sanitario faccia soprattutto prevenzione”.