La campagna elettorale per Roma volge al termine. Dopo le due settimane aggiuntive dovute al ballottaggio, che vedrà contrapposti Michetti e Gualtieri, la Capitale si avvia verso una nuova votazione dalla quale verrà eletto il nuovo sindaco. L’ambiente romano si trova però ad affrontare la chiusura della campagna elettorale con una grana non da poco. Negli ultimi giorni il mondo della politica – capitolina e non – è stato scosso dalla questione del neofascismo, sorta dopo i fatti di sabato 9 ottobre, quando leader di Forza Nuova hanno assalito la sede della CGIL.

La matrice dell’attacco, da molti attribuita a forze neofasciste, ha fatto nascere un dibattito commentato anche da Vittorio Sgarbi, che sull’argomento è stato lapidario: “Il fascismo non esiste più da tempo”. Il deputato, candidato nella Lista Civica Michetti come Assessore alla Cultura, ha spiegato il suo punto di vista sulla questione ed esposto il suo progetto per la Capitale in caso di vittoria.

Le polemiche sul neofascismo

“A Piazza Campo de Fiori per la chiusura della campagna elettorale ci sarò anche io. Credo che ci sarà Salvini e poi tutto il gruppo di “fascisti”. Io sono entrato in Parlamento nel ’92 con i liberali. Nel ’94, la Ministra della Cultura, dichiarò che se fosse andato all’apertura del Salone del Libro, Berlusconi non gli avrebbe dato la mano perché fascista. Ogni volta che la destra va al Governo diventa fascista. Questa retorica del fascismo inquina la vita politica, persino di una ragazza nata nel 1977. Parlano di pericolo fascista e quello che è singolare è che il fascismo è individuale: è stata una posizione politica che è finita e non è ripetibile. Mentre il Comunismo ispira tutt’ora i comportamenti di gente che afferisce al PD.

Vi dico una cosa: Sciascia, che è stato deputato radicale e comunista, diceva che è il più bello esemplare di fascista è quello del sedicente antifascista dedito a dare del fascista a chi fascista non è. Pasolini diceva che nulla è peggio del fascismo degli antifascisti. Ennio Flaiano invece diceva che i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti e gli antifascisti. Ecco, noi andiamo avanti con gente che ha lo spauracchio di persone che sono degli agitatori, come quelli nelle curve Sud negli stadi. Sono una quota limitata di fanatismo e violenza: quelli lì sono come quelli che hanno aggredito la sede della CGIL. Sono una quota talmente minuscola che non si può chiamare fascismo. Quando il regime finisce è ridicolo essere antifascista.

Non possiamo dimenticare che fossero persone di grande dignità Fermi, Pirandello, Gentile, Marconi, gli architetti che hanno fatto l’EUR. Quello è ciò che del fascismo resta nella storia e non è né buono né cattivo, ma riguarda la nostra anima. Tutto questo è talmente chiaro che discutere con persone che agitano i fantasmi di quello che non c’è più come fosse una cosa reale, è inaudito. Pensiamo all’azione della magistratura che è stata guidata dalla sinistra ed è stata armata contro i nemici politici. Il fascismo è colpo di Stato: una volta fatta quello e finita la sua gittata, quello è finito”.

A Roma con Michetti

“La realtà è che essendo io uno che odia escludere, ho inventato io il tridente. Per fare il sindaco ci vuole un civico: ho proposto Michetti e la Matone. Tre persone che lavorano insieme, cosa che non è accaduta a Gualtieri perché non indica nessun nome pregiato in lista.
Io ho chiamato Bertolaso e l’ho messo in rapporto con Michetti. Sono ideatore di questa macchina. Potremmo vincere o non vincere e in quel caso avremo un altro periodo in cui Gualtieri fa ciò che vorrà fare. Quello che è chiaro è che ognuno degli assessori ha una funzione dedicata. Bertolaso ha dato prova di capacità organizzative durante il terremoto de L’Aquila, io ho dato prova di far nascere città completamente dimenticate. Una cosa che ho in programma è riaprire il Teatro Valle. Avrei una serie di idee per rianimare la città. Il nome di Roma vuol dire Capitale d’Italia e della legione cristiana. Roma non può essere subordinata a Milano e Parigi.

Se poi l’antifascismo vuole votare Gualtieri e fare la manifestazioni nel giorno del silenzio elettorale, violando ogni regola, lo faccia. Non possiamo combattere contro i mulini a vento. Io ho costruito l’idea di un’amministrazione in cui ognuno sta a suo posto. A me piacerebbe più fare l’assessore che il sindaco. L’assessore alla cultura ha in mente un progetto e lo realizza se ha coscienza di ciò che vuole fare. Il voto è talmente condizionato da questa invenzione del fascismo che sarà un voto inquinato. Il problema non è tanto ciò che si porta a Roma ma il fatto che l’identità è stata celata, nascosta e mortificata. Io conto che l’orgoglio dei non fascisti e dei post-fascisti, ossia di coloro che si sentono mortificati perché trattati come fascisti, sia tale da vincere le elezioni. Quell’orgoglio non è fascista ma creano una ridicola contrapposizione ideologica: prima Berlusconi, poi Salvini… Tutti fascisti. Si usa questa parola per fare un fronte inventato. Invece di essere distratti e qualunquisti, quegli elettori devono mostrare che la loro è una scelta motivata. Uno non vota Fratelli d’Italia perché fascista. Spero che vadano a votare per ribellarsi alla finzione e alla funzione del vittimismo. E allora votino per dire ‘Noi siamo questi, non quelli che dite voi'”.