Nell’ultimo anno e mezzo l’Italia ha dovuto fare i conti con l’importante limitazione della libertà in vari ambiti: libertà di circolazione, libertà di assembramento e spesso anche libertà di espressione. Limitazioni imposte in nome dell’emergenza sanitaria che hanno portato gli italiani a dover rinunciare a tanti dei propri diritti per il bene collettivo, considerata la pandemia in corso.

In realtà, quella delle libertà limitate e delle autorizzazioni, non è una faccenda nuova per gli italiani. Da sempre, infatti, il potere limita a concede a suo piacimento anche libertà che dovrebbero essere garantite per legge e buon senso, come quelle di satira o di espressione. Libertà che invece, troppo spesso, in Italia sono state derogate in nome della garanzia di altri diritti.

Questo è quanto accaduto ad esempio nel 1959, quando Raimondo Vianello e Ugo Tognazzi fecero una parodia della caduta del presidente Gronchi alla Scala. Una scena che costò ad entrambi il licenziamento dalla Rai.
Un altro lampante esempio di quanto in Italia vi sia bisogno di permessi anche per cose semplici e banali si ha nel 1977, quando venne introdotta la tv a colori con l’autorizzazione del Ministero delle Poste. La riflessione di Fabio Duranti sul tema a “Un Giorno Speciale”.

“Siamo un Paese che accetta il fatto di essere autorizzato ad un qualcosa che dovrebbe essere libero. La libertà di espressione, di satira… Noi dobbiamo essere autorizzati. Da cosa? Dal potere. Non abbiamo ancora presente il principio di libertà come elemento naturale del nostro essere e non come qualcosa che ci deve essere concesso. Noi siamo ancora giovani, non abbiamo ancora capito i nostri diritti e le nostre libertà. Non sappiamo cos’è la libertà vera. Nel 1977 in Italia arrivò la tv a colori, autorizzata dal Ministero delle Poste: ci hanno dovuto autorizzare per questo. L’Italia è il Paese delle autorizzazioni: la libertà non sappiamo neanche cosa sia. E stiamo esagerando perché i social stanno facendo da censori generali”.