“Il Chelsea non ha mai dato segnali veri di avere in mano la partita, il finale è stato di fatica psicologica. Forse la squadra potrà pagare nel derby di sabato pomeriggio”

La Juventus ha battuto il Chelsea. La notizia è vera. Senza Dybala e Morata è bastato Federico Chiesa che vale tutto l’attacco bianconero, per forza, tigna, impegno. Partita di sofferenza antica, prevedibile viste le assenze e considerato il censo degli inglesi. Vittoria doppia che porta la squadra al primo posto del girone al termine di una fatica lunga, più nervosa che fisica. Il Chelsea non ha giocato un grande football, anzi è sembrato involuto, lento, prevedibile, cercando sempre la finalizzazione di Lukaku, parente lontanissimo del fenomeno visto con la maglia dell’Inter. Molto fumo di Londra, dunque e polpa italiana, con la scelta di Allegri di rinunciare alla punta vera, Kean, per schierare Bernardeschi come attaccante arretrato, falso attaccante, direi, fatta eccezione per l’assist sul gol di Chiesa.

Impalpabile e indisponente Rabiot: il francese è stato confuso e confusionario, mentre Bentancur e Locatelli hanno lavorato come minatori, sacrificandosi in lavoro di copertura, così consentendo alla difesa minori pene del consueto. È stato energico De Ligt e con lui Bonucci, il resto ha sofferto come era prevedibile non avendo, la squadra, gli uomini di fantasia (Dybala) e di rapido contropiede (Morata). Il Chelsea non ha mai dato segnali veri di avere in mano la partita, il finale è stato di fatica psicologica. Forse la squadra potrà pagare nel derby di sabato pomeriggio. Ma come si dice quella è un’altra partita.

Tony Damascelli