È accaduto realmente a Genova, nella terra di Don Gallo, il prete rivoluzionario. Ne dà notizia, tra i tanti quotidiani, anche il giornale genovese per eccellenza, “Il Secolo XIX”. “Niente letture per chi non è vaccinato”: questa la severa decisione presa da un parroco a Genova. Questi ha asserito di non volere obbligare nessuno, spiegando che semplicemente mira a tutelare e a proteggere chi si reca in chiesa. Insomma, non ce lo saremmo aspettati, o forse sì, che il famoso green pass o passaporto vaccinale dovesse presto o tardi valere anche nei luoghi sacri.

Ad ogni modo, il precedente creato dal parroco genovese è particolarmente significativo. Intanto, perché palesemente va a discriminare coloro i quali non si siano sottoposti al siero benedetto della sacra religione terapeutica, intendo dire il nuovo sacramento della religione immanente della civiltà con medicalizzazione integrale. Si potrebbe notare che, se un tempo le oscene pratiche della discriminazione passavano dalla volgare dottrina della razza, oggi sembrano in qualche modo sopravvivere e ripresentarsi nascoste dietro il lessico medico-scientifico.
Non molto tempo addietro, del resto, qualcuno proponeva di distinguere mediante una primula fucsia i vaccinati dai non vaccinati, con il palese intento di isolare i secondi, di indurli alla vergogna e, in ultimo, di indurli a conformarsi alla nuova ortodossia terapeuticamente corretta.

Tornando al precedente creato dal parroco genovese, esso mi pare della massima importanza anche per un’altra ragione, su cui più volte ho già richiamato l’attenzione: nella cornice del nuovo e ovunque imperante Leviatano tecnosanitario, orribile mostro che impone un regime repressivo legittimato da ragioni biosecuritarie, la salus come salvezza delle anime è stata ritradotta e pervertita nella salus come salute, vale a dire come salvezza dei corpi. Si tratta della stazione ultima del processo di secolarizzazione e di immanentizzazione proprio della modernità. Parafrasando Giorgio Agamben, l’uomo occidentale in balia del tecnonichilismo non crede più in nulla se non nella nuda vita. Per salvare quest’ultima, è disposto a rinunciare a tutto, agli affetti e al lavoro, alla socialità e alle più elementari pratiche del vivere civile. La nuda vita non unisce gli uomini, ma al contrario li separa e li rende ostili, giacché la logica immunitaria procede disgregando la logica comunitaria: l’altro in quanto tale, e con esso il legame sociale ut sic, diventano contagiosi e dunque pericolosi, elementi da evitare e rispetto ai quali mettersi in sicurezza isolandosi nella propria individualità asociale.

RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro