Sempre più di attualità la questione relativa alle violenze nelle carceri dopo il video che mette nei guai l’istituto penitenziario di Santa Maria Capua Vetere in cui si vengono mostrate violenze e vessazioni da parte degli agenti della Polizia penitenziaria verso alcuni detenuti. I fatti, accaduti il 6 aprile del 2020, sono ancora al vaglio della Magistratura ma arrivano testimonianze su come ciò che è accaduto nell’istituto casertano possa essere solo la punta di un iceberg che ha radici molto più profonde. Una voce in capitolo proviene da Rita Bernardini, ex deputata per il Partito Democratico e ora Consigliera Generale del Partito Radicale, da sempre impegnata nella difesa dei diritti dei detenuti.

Intervenuta a “Lavori in Corso”, ha fatto cenno sia agli ultimi episodi legati all’anno pandemico, che al problema mai vagliato del sovraffollamento delle carceri.
Ecco il suo intervento ai microfoni di Stefano Molinari e Luigia Luciani.

Le indagini della Magistratura

“Se l’operazione sulla quale la Magistratura sta indagando viene davvero dall’alto? Sì perché è impossibile che una operazione di quel tipo in cui sono stati impegnati centinaia di agenti possa essere stata decisa da qualcuno. Era pianificata. In quel periodo, un mese dopo le cosiddette rivolte nelle carceri, io ero in contatto con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ed era assolutamente impreparato e irrazionale nel gestire quel momento difficilissimo per tutti, ma in particolare dentro le carceri. Erano necessarie maggiori capacità di colloquio: dire all’improvviso al detenuto che non si fanno più i colloqui, chiuderli da un giorno all’altro senza spiegarglielo, significa esasperarli al massimo. Per chi è privato della libertà, il colloquio è un momento centrale, il detenuto si prepara ore prima. Deciderlo così all’improvviso è stata una follia. Nei momenti di incertezza è più facile usare il pugno duro e quest’azione pianificata mette terrore.”

Covid e sovraffollamento: tante le carceri in difficoltà

“Le responsabilità sono individuali ma è fondamentale capire da chi è venuto l’ordine. Non credo che Santa Maria Capua Vetere sia l’unico istituto interessato da quel tipo di azioni. In quei giorni arrivavano molte telefonate di familiari spaventati dal racconto che facevano i loro parenti. Ci sono stati migliaia di trasferimenti fatti spesso all’improvviso di notte e da qui arrivavano notizie di pestaggi. Per questo credo che si tratta di un’azione che ha responsabilità che arrivano dall’alto. L’Amministrazione Penitenziaria e il ministro della Giustizia non sono riusciti ad affrontare con razionalità una situazione difficile fuori, ma ancora più difficile dentro. Non dimentichiamo che le carceri sono luoghi dimenticati e lo sono stati tanto più durante il Covid. Il problema del sovraffollamento viene sottovalutato: decine e decine di istituti sono sovraffollati ancora oggi. In questi giorni c’è un grande focolaio all’istituto di Taranto e non si trovano soluzioni per mettere i detenuti in isolamento. Se teniamo presente l’alta percentuale di casi psichiatrici e detenuti tossicodipendenti, diventa ancora più difficile la gestione. Poi spesso manca il personale del trattamento: figure come educatori, psicologi e assistenti sociali.”