Sulle prossime elezioni a sindaco di Roma resta una sola tessera da inserire per completare il mosaico dei candidati: il nome del centrosinistra. Questione di giorni, dato che l’ufficialità arriverà dopo le primarie che si terranno domenica 20 giugno. Tutti i cittadini maggiorenni residenti a Roma dai 16 anni in su e tutti gli stranieri regolarmente residenti in città avranno diritto al voto e si potranno recare dalle 8.00 alle 21.00 in uno dei 190 gazebo allestiti nella Capitale, oppure potranno accedere direttamente online.

Sono sette i nomi in lista, cinque uomini e due donne: si tratta di Roberto Gualtieri, Stefano Fassina, Giovanni Caudo, Cristina Grancio, Imma Battaglia, Paolo Ciani e Tobia Zevi. Il primo dell’elenco, l’ex ministro dell’Economia nel Governo Conte II è dato come favorito perché nominato dal Partito Democratico. A seguire troviamo politici e politiche di spessore e esperienza, che in passato si sono intestati battaglie identitarie della sinistra, che sulla Capitale lavorano ormai da anni.

Tra questi c’è Tobia Zevi: romano, attivista, un curriculum già prestigioso nonostante abbia ancora un lunghissimo futuro a disposizione. Intervenuto in diretta ai microfoni di Luigia Luciani e Stefano Molinari, Zevi ha fatto il punto sulle primarie alle porte, sul suo progetto per Roma, sull’attuale identità del centrosinistra.

Ecco l’intervista a Tobia Zevi a Lavori in Corso.

“Io penso che siano primarie più aperte e più vere di quello che si pensa. L’affluenza è un’incognita, non sappiamo quante persone arriveranno, io credo che saranno più del previsto. E in ogni caso noi abbiamo 6 candidati, tra cui il sottoscritto, che ovviamente sono avversari di Gualtieri e esprimono una posizione diversa dal Partito Democratico.

Io giro per Roma da un anno e quindi sono convinto che questo lavoro produca dei risultati. Dopodiché dobbiamo anche dire due altre cose, anzi forse tre altre cose.

Calenda dice una cosa che secondo me non funziona, proprio dal punto di vista della narrazione. Lui dice ‘sono otto mesi che mi occupo di Roma’. A me verrebbe da dire molto spesso: caro Carlo, qui c’è gente che da anni si occupa di Roma. Non è che sia eroico aver fatto otto mesi di lavoro.

Io penso che le primarie siano comunque un’occasione di confronto con la città e saranno decisive nella prossima campagna elettorale. Io penso che noi costituiremo comunque una squadra. Oggi siamo avversari ma è un bene il fatto che tutti ci proiettiamo anche verso la prossima scadenza, cioè verso le prossime elezioni contro la destra e contro la Raggi.

Qui lo dico e mi assumo tutte le responsabilità della scommessa e sono pronto a venire da voi a fare ammenda: io credo che il prossimo sindaco di Roma uscirà da queste primarie. Quindi alle romane e ai romani per convincerli a votare io dico sempre: guardate che sono una cosa importante, indipendentemente dal fatto che se ne parla poco. Il prossimo sindaco e molti presidenti di municipio usciranno da questa consultazione, quindi occhio a sottovalutarle.

Queste primarie avrebbero bisogno un po’ più di confronto, un po’ più di sale. Non riusciamo tanto a comunicare alle persone anche le diversità delle nostre idee. Io non credo che le primarie siano un momento di divisione. Io credo che siano un momento di costruzione di un gruppo dirigente.

Se dovessi fare una critica al centrosinistra è che secondo me non siamo stati bravi a fare opposizione alla Raggi in questi 5 anni. Non abbiamo costruito fino in fondo un’alternativa di governo. Per questo io le primarie le ho chieste fin dall’anno scorso. E per questo penso siano fondamentali. Non avere fatto questo tipo di lavoro è il vero errore fatto da Partito Democratico e centrosinistra”.