Il mondo sta diventando un colossale affare telematico, virtuale, borsistico e di produzione di carta, di finanza.

L’incidente della storia che è il capitalismo si è trasformato da mercantile a finanziario, nel quale il cuore del sistema cioè gli intermediari finanziari e le banche hanno tutto l’interesse a investire in operazioni finanziarie piuttosto che nell’economia reale.

Ciò non è vero per tutti i modelli i banca, in particolare non lo è per le cosiddette banche locali. Tali banche vengono volgarmente definite “banche meno rappresentative” dalla letteratura di riferimento neoliberista. Infatti il disegno internazionale è chiaro: creare un oligopolio bancario nel quale le piccole banche, a colpi di normative vengono spazzate via dal mercato a mezzo di fusioni per incorporazione.

Tutti voi sapete che la pluralità consente una maggiore libertà, perché c’è più concorrenza. Io da anni, ormai dal 2015 sostengo pubblicamente che il nostro sistema sta andando verso un oligopolio.

Io credo che gli addetti ai lavori si rendono conto ormai che a colpi di fusioni per incorporazione sempre più piccole e medie banche sono inglobate da banche multinazionali. E sempre più, se voi andate a vedere l’elenco delle banche quotate in Italia, vi rendete conto che non ci sono più banche italiane, ma che la proprietà è andata a grandi fondi speculativi.

Spesso trovate il nome di BlackRock, del quale ho già parlato come consulente di Commissione europea. Proprio quella che definì delle regole per quanto riguardava gli Npls del quale vi sto parlando.

Malvezzi Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi