Sono passati già 4 giorni dal discorso di Fedez sul palco del Concerto del Primo Maggio, eppure le dichiarazioni, gli speciali e il dibattito su quanto accaduto non sembrano avere intenzione di placarsi.

Al centro della polemica le accuse mosse dal rapper contro i vertici Rai a proposito di un tentativo di censura che gli sarebbe stato mosso per i contenuti del suo monologo. Il tema incriminato, nomi e cognomi di una serie di politici della Lega e le loro pesanti dichiarazioni sul mondo LGBT.

Si riapre dunque l’annosa questione del “fuori la politica dalla Rai”, secondo i più attenti però dietro quanto accaduto c’è qualcosa di più. “La parola lottizzazione non sempre vuol dire una cosa brutta – commenta Fabio Duranti in diretta – Lottizzare vuol dire dividere gli spazi in modo tale che tutti possano goderne. Non sarà una mossa per acchiapparsi pure la Rai e dire definitivamente addio al pluralismo?”

A ‘Un giorno speciale’ Duranti ne ha discusso insieme a Francesco Vergovich, Diego Fusaro ed Enrico Michetti. Ecco di cosa hanno parlato.

Fabio Duranti

“Parliamo della pagliacciata di Fedez, a noi interessano le conseguenze. La conseguenza è stata che subito la politica hanno detto “via la politica dalla Rai”. Cioè è stata una scusa, volendo addossare la colpa di una pseudocensura che poi non c’è stata, per far dire a qualcuno che la politica doveva allontanarsi dal servizio pubblico.

Io non sono d’accordo, la parola lottizzazione non sempre vuol dire una cosa brutta. Lottizzare vuol dire dividere gli spazi in modo tale che tutti possano goderne. Certo se la interpretiamo come spartizione economica o di mazzette allora sì, ma in realtà la politica proprio sulla base della rappresentatività dovrebbe rappresentare il proprio popolo anche nel servizio pubblico. In questo senso è peggio se la lottizzazione lascia il posto alla finanza. Non sarà una mossa per dire ‘ci siamo acchiappati tutto il mainstream, ora ci acchiappiamo pure la Rai e la spogliamo dalla politica, tutto rimane alla finanza e arrivederci definitivamente al pluralismo.

Diego Fusaro

“La missione era fare in modo che il primo maggio non si parlasse di lavoro e ci sono riusciti splendidamente. Del resto guardate chi finanzia queste manifestazioni: troverete sempre i padroni che hanno tutto l’interesse a che non si parli di lavoro e condizioni sociali. È chiarissimo il discorso, lassù ai piani alti i padroni dicono: va benissimo, battetevi per gli arcobaleni ma non toccate l’economia e il lavoro perché quelli li gestiamo noi, non vi azzardate.

Il bardo del musicalmente corretto Fedez ha svolto una funzione magnifica. Bisognerebbe capire se il cappellino col marchio che esibiva era lì per sbaglio. A mio giudizio era una splendidamente riuscita strategia pubblicitaria. È come Re Mida: tutto quello che tocca diventa oro. E va bene così, il problema è per chi gli va dietro e crede di aver trovato il nuovo riferimento delle sinistre.

Nel mondo reale, quello in cui siamo, non è che togliendo la lottizzazione hai tolto le ingerenze politiche, semplicemente hai tolto il pluralismo delle ingerenze politiche. Significa togliere la garanzia che possano esserci più voci differenziate. Significa imporre il pensiero unico del politicamente corretto dietro la finzione del suo annullamento”.