È del tutto inutile fare dotte disquisizioni sul valore della famiglia se manca il pane sulla tavola. Per capire la quotidianità occorre tuttavia studiare la storia economica. Il fallimento del pensiero keynesiano, negli anni ’70 del secolo scorso, aprì la strada al modello neoclassico basato sullo scambio. Un modello che risaliva addirittura al periodo mercantilista. Pertanto ci fu presentata come soluzione nuova e salvifica quello che era in realtà un modello non solo obsoleto, ma adatto a un contesto economico e sociale completamente differente.

Cosa vi sto raccontando? Vi sto spiegando che in realtà il pensiero unico che tutti i giorni ormai da oltre 30 anni su tutti i telegiornali, tutti i giornali, senza che venga così percepito chiaramente va a formare la mente dell’ascoltatore è in realtà un pensiero che nasce tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, prima in America, poi in Inghilterra e poi si diffonde in altre parti del mondo.

Ora, i due condetti fondamentali di cui voglio parlare nella pillola di oggi sono:

  1. Bisogna difendere la famiglia, a mio parere centrale nel tessuto economico, ma che non si possono fare dotti discorsi filosofici sul valore della famiglia se poi alla fine mancano gli elementi fondativi, cioè il pane sulla tavola.
  2. Il pane manca perché proprio da quegli anni quando io ero bambino si cominciò a introdurre all’interno dell’economia un nuovo modello economico, che era il modello neoliberista. Ora quel modello, che ancora oggi viene presentato come nuovo, innovativo, rivoluzionario, è un grande inganno. Perché semplicemente cambiare nome a una forma economica della fine del XIX secolo che era il pensiero neoclassico. Cioè sostanzialmente un mondo oligarchico nel quale la democrazia era avversata in ogni modo.

Pensateci, perché stiamo vivendo in un apparentemente moderno mondo democratico, ma il modello socioeconomico è invece di tipo oligarchico.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi